E' entrata accompagnata dalla madre. Non è più una bambina, deve avere almeno 20 anni o forse di più. Lei non parla, guarda in alto a destra e sta in piedi con le mani in tasca; parla sua mamma: "abbiamo un appuntamento per le 17, io vado a fare la spesa nel frattempo, arrivederci".
Ah, penso io, l'appuntamento è per la figlia. Allora le dico di accomodarsi, che entro pochi minuti sarebbe stato il suo turno. Lei mi guarda dopo qualche istante perchè con lo sguardo stava ancora seguendo la madre che si allontanava nel corridoio del centro commerciale. Si gira verso di me solo quando le ripeto la frase, questa volta più lentamente e con una combinazione di sguardo e voce più gentile. Allora lei mi guarda, sorride, annuisce e si siede in attesa sul divano.
Guarda fuori dalla porta, continuamente, lo sguardo fisso e vuoto allo stesso tempo. Ogni tanto si gira verso di me, io le sorrido e lei ricambia, poi fissa la libreria, a pochi centimetri da lei. Questa volta le sue mani sono fuori dalla tasca, semicoperte dalla manica del giubbotto, e quasi chiuse.
Ha il viso pallido, i lineamenti dolci e occhi castani molto grandi, e tristi.
E' bella, penso, è proprio bella. Da dietro al mio computer la scruto senza che lei se ne accorga, ogni tanto le dico qualcosa come per toglierla da quello stato impaurito e immobile in cui sembra essere.
Di certo non è il posto che la inquieta (siamo in un centro estetico, le cerette non fanno così paura) - penso - forse è sempre così... o forse no. Chissà quale problema ha, quale sofferenza si porta dentro - penso ancora - ma non posso saperlo, non posso giudicare in nessun modo il suo "stato"... forse lei sta bene e io non lo vedo... ma provo una voglia tremenda di inginocchiarmi di fronte a lei, che se ne sta seduta come una borsa appoggiata per sbaglio, e prenderle le mani. Vorrei prenderle le mani e guardarla con tutta la dolcezza che l'Universo può donarmi, e dirle: "ti rendi conto vero che sei bellissima? Sei un giglio meraviglioso e in te c'è tanta forza. Niente e nessuno te l'ha tolta, non è possibile, credimi."
Non l'ho fatto, mi sono concessa solo di immaginarlo. E' stata una mancanza? O è stato meglio così? Come avrebbe reagito?... Non ho le risposte, ma so che se nella mia testa mi hanno bloccato così tante domande, allora non era il caso di farlo. Che folle pensiero ho avuto! Chissà se l'ha sentito.. chissà perchè mi è venuto in mente... sarà stata quella tristezza così intensa, o che almeno a me sembrava tale, a farmi nascere domande e ipotesi di risposta, di azione... con l'ingenua pretesa-speranza di essere utile a qualcosa... Chissà...
Ah, penso io, l'appuntamento è per la figlia. Allora le dico di accomodarsi, che entro pochi minuti sarebbe stato il suo turno. Lei mi guarda dopo qualche istante perchè con lo sguardo stava ancora seguendo la madre che si allontanava nel corridoio del centro commerciale. Si gira verso di me solo quando le ripeto la frase, questa volta più lentamente e con una combinazione di sguardo e voce più gentile. Allora lei mi guarda, sorride, annuisce e si siede in attesa sul divano.
Guarda fuori dalla porta, continuamente, lo sguardo fisso e vuoto allo stesso tempo. Ogni tanto si gira verso di me, io le sorrido e lei ricambia, poi fissa la libreria, a pochi centimetri da lei. Questa volta le sue mani sono fuori dalla tasca, semicoperte dalla manica del giubbotto, e quasi chiuse.
Ha il viso pallido, i lineamenti dolci e occhi castani molto grandi, e tristi.
E' bella, penso, è proprio bella. Da dietro al mio computer la scruto senza che lei se ne accorga, ogni tanto le dico qualcosa come per toglierla da quello stato impaurito e immobile in cui sembra essere.
Di certo non è il posto che la inquieta (siamo in un centro estetico, le cerette non fanno così paura) - penso - forse è sempre così... o forse no. Chissà quale problema ha, quale sofferenza si porta dentro - penso ancora - ma non posso saperlo, non posso giudicare in nessun modo il suo "stato"... forse lei sta bene e io non lo vedo... ma provo una voglia tremenda di inginocchiarmi di fronte a lei, che se ne sta seduta come una borsa appoggiata per sbaglio, e prenderle le mani. Vorrei prenderle le mani e guardarla con tutta la dolcezza che l'Universo può donarmi, e dirle: "ti rendi conto vero che sei bellissima? Sei un giglio meraviglioso e in te c'è tanta forza. Niente e nessuno te l'ha tolta, non è possibile, credimi."
Non l'ho fatto, mi sono concessa solo di immaginarlo. E' stata una mancanza? O è stato meglio così? Come avrebbe reagito?... Non ho le risposte, ma so che se nella mia testa mi hanno bloccato così tante domande, allora non era il caso di farlo. Che folle pensiero ho avuto! Chissà se l'ha sentito.. chissà perchè mi è venuto in mente... sarà stata quella tristezza così intensa, o che almeno a me sembrava tale, a farmi nascere domande e ipotesi di risposta, di azione... con l'ingenua pretesa-speranza di essere utile a qualcosa... Chissà...

Quella ragazza ha scatenato la tua invidia... tu la vedi deformata e Lei no...
RispondiEliminaper questo hai falsa compassione nei suoi confronti... perdonati che dio ti perdona...
Non l'ho vista deformata, e non lo era.. l'ho vista triste.. molto triste... spero di essermi sbagliata. Grazie per il commento
Eliminanun fa la furba, la tristezza che hai visto è roba tua, una deformazione tua,,, capisci?
Eliminagrazie, si, negli altri vediamo ciò che abbiamo in noi... ho voluto condividere quel momento perchè non mi era mai capitato di provare un desiderio così forte di dire una cosa del genere ad una persona mai vista prima.. quella ragazza mi ha "colpito"... forse il voler andare incontro a lei, era un andare incontro a me.. rimane il fatto (e sarà una gaffe mia, non so!!) che dire una cosa bella ad una persona sia sempre un bene, al massimo avrei provato imbarazzo io.. e basta.. chissà, forse a volte occorre rischiare.. sicuramente mi avrebbe stupito.. ciao, buona domenica
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