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La grande bellezza: il coraggio dell'ombra


"Mo che film è?... no no, non mi piace tanto"... immaginate questa frase in dialetto romagnolo e avete esattamente il commento di mio padre di fronte a La grande bellezza di Sorrentino, andata in onda ieri sera in tv. Devo dirvi la verità, mi aspettavo che dicesse "non mi piace per niente" e invece ha detto "non mi piace molto"... il chè mi ha stupito, ad ulteriore testimonianza della rivoluzione "estetica" a 360 gradi in atto nella mia famiglia da un po' di tempo... e ha resistito, se l'è visto fino alla fine, cedendo solo nelgli ultimi minuti, perdendosi la meravigliosa scivolata sull'acqua del Tevere, passando sotto i ponti di Roma mentre scorrono i titoli di coda.

Amante dei film d'azione, non certo di una filmografia impegnata o sperimentale, a mio padre la bellezza de La grande bellezza è arrivata.. comunque. Credo che questo sia un grande merito di questo film. Che a me sia piaciuto, non è una notizia: amo i film lenti, quelli dove sembra non succedere niente, mi faccio rapire dalle immagini, dalla poesia, dalle atmosfere. Ho un pregiudizio al contrario verso film che si presentano così: semplicemente belli da vedere. il fatto che sia piaciuto anche a mio padre è invece una notizia... non certo da prima pagina di Repubblica ma del mio blog sì!

Una Roma assolata e allo stesso tempo piena di ombre, dove corre, sotterraneo un senso di amarezza, insoddisfazione, vita sprecata. La desolazione emotiva arriva allo spettatore molto bene, prende alla gola come un'angoscia di cui non si conosce l'origine. Ma Sorrentino non si ferma qui, perchè il protagonista (splendido Servillo) aggiunge qualcosa in più: la consapevolezza. Ed è proprio quell'occhio aperto sul mondo, e su se stesso, che alla fine decide di mettere nel romanzo che inizierà a scrivere. Il giornalista Jep Gambardella vive la mondanità come tutti gli altri "vip" del nulla, c'è dentro fino al collo ma allo stesso tempo ne è fuori. Ogni tanto fa qualcosa che fa saltare lo schema, scoppiare la bolla di torpore in cui i suoi "compagni" vivono. Lo fa, ad esempio, quando alla sua amica, che si vanta di essere una donna-madre in carriera con dei valori, dice di essere una fallita infelice come gli altri. Le sbatte in faccia la "verità" in modo schietto, pubblico: la sputtana senza pietà. Eppure nel modo in cui lo fa c'è una tale condivisione emotiva che è impossibile odiarlo. Gambardella è in empatia con tutto, e tutti lo cercando, anche solo per dirgli addio.

Sorrentino mette il dolce nell'amaro, la speranza nella disperazione, la bellezza nella bruttezza... e viceversa... per arrivare a dire cosa? Che la bellezza è ovunque, è davvero grande, abbraccia tutto.
Memorabile la scena dei fenicotteri sul terrazzo, che volano via al soffio dell'inquietante-santa suor Maria, 104enne che percorre in ginocchio la scalinata dell'indulgenza. La cosa più improbabile può accadere se mantieni le porte aperte, se concedi a te stesso la possibilità che accada.
La grande bellezza è un mosaico di personaggi e di scene uniti dall'unica cosa che può farlo: la bellezza. Sorrentino rende tutto questo con uno sguardo di affetto che fa la differenza in tutto. Per esempio, è stato detto che Serena Grandi viene dipinta impietosamente: non sono d'accordo, o meglio, non viene trattata con i guanti, così come tutti gli altri. Non è la pietà che Sorrentino inserisce nelle sue scene, non lo fa con nessuno, nè con Verdone, nè con il giovane ragazzo che muore, nè con la Ferrari, sedotta e abbandonata nel giro di pochi minuti. La bellezza è superiore a tutto, è al di sopra di ogni giudizio... anzi, forse è proprio lei la vera pietà.


E poi diciamocelo, quant'è divertente la panoramica di artisti "sensibiloni" che cercando amore attraverso la stravaganza? E la giraffa del mago da "baraccone"? E il ragazzo che si dipinge tutto di rosso e si mostra così, nudo, alla madre? E Serena Grandi che sbuca da una torta tra i commenti taglienti di tutti (compresi gli spettatori!!)? Senza dimenticare il fantastico personaggio della direttrice nana del giornale, o della Ferilli che fa la spogliarellista a 40 anni col padre preoccupato per lei perchè non sa dove spenda tutti i soldi: "se almeno si drogasse, avremmo qualcosa in comune"!!! Che fantastica apertura! Che ironia che scava in profondità! Quella che ti fa amare questo uomo-re di un locale di spogliarelliste, dichiaratamente scontento e drogato ma che getta il cuore oltre, per amore della figlia. E questo saltello, per andare oltre, il regista lo fa fare anche allo spettatore, o almeno ci prova. Infine, dove lo mettiamo il cardinale esorcista che ai discorsi spirituali preferisce quelli di cucina!?
Ogni personaggio è una meteora che ruota attorno al protagonista, come un frammento di uno specchio (se stesso) che è andato in frantumi durante la vita, ma che comunque continua ad essere vita...
C'è coraggio, e cuore in tutto, ombra e luce compresi.

A me La grande bellezza è arrivata così... ditemi la vostra, se vi va!
Buona vita
Miriam
P.S. La crisi fa bene! La crisi fa vincere l'oscar!









Commenti

  1. ....mi era piaciuto moltissimo quando lo vidi al cinema appena uscito.....ma stasera,visto con i tuoi "occhi".... mi è piaciuto ancora di più!! :)

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  2. Consolati Miriam. Tuo padre è sempre lo stesso visto che La Grande Bellezza non è un film. A presto per dirti qualche altra cosa, ciao

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  3. Ciao Miriam. Per me la Grande Bellezza più che un film è un evento. Ne discutono tutti: chi l'ha visto come Illuminazione, chi spento. Nel mio blog ho definito Jep asessuato, invece un intervento su La Voce lo ha definito, con una parola molto volgare, "uno che tromba". Mi sono chiesto chi ha fallato. La risposta è entrambi. Io fortunatamente ho poco da spartire con certa gente, e allora mi piace giudicarla e pensarla differente. Guai se fossimo tutti uguali. Ciao Miriam, a presto.

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    1. ciao!! Allora domai vado a leggere il tuo blog e poi ti commento! ora sono stanca e vado a ninna, ciao Ettore! a ri-presto e grazie!

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