Ultimo giorno d'agosto, è domenica. Apro gli occhi e c'è il sole, decido di andare a camminare. Salto sul letto, non avviso nessuno, troppo tardi per organizzare, troppa voglia di andarci da sola.
Da giorni mi frulla in testa questa camminata: dal ponte di Verucchio a Montebello, passando per Saiano... costeggiando il fiume Marecchia, tra sassi e alberi. Ma prendo con mè solo una bottiglietta d'acqua da mezzo litro, "tanto sono pigra - penso - mi conosco, dopo mezz'ora torno a casa..".
Non è così, arrivo al "cucuzzolo" di Saiano e sono ancora fresca come una rosa, decido di proseguire: voglio trovare un posticino per sedermi un po', leggere e ascoltare la natura. Ma nessun luogo mi sembra adatto alla sosta: troppe mosche, nessuna pietra comoda in cui sedersi, nessun pezzo di praticello accogliente... insomma, mi rendo conto che la mia testolina cerca una situazione stile "panchina nel giardino di casa"... mi rido addosso e continuo per la mia strada.
Cammino in direzione Montebello, il bosco è meraviglioso ai miei occhi, ma alle mie orecchie fa paura: mille rumori (di vita!) si trasformano in mille pericoli... i fruscii nell'erba sono tanti animali pronti ad attaccarmi. Mentre vedo solo qualche lucertolina fuggire nell'erba al rumore dei miei passi, e tanti uccelli svolazzare tra i rami... m'immagino cinghiali inferociti che mi corrono dietro o vipere che mi assaliscono come fossi un nemico atteso da tempo. Ah lo sòòò che non è così! Ah se lo sò!!! e allora continuo, per dindirindina... non sono mica nella Savana sperduta intergalattica!!! Sono nella macchia di verde che costeggia un fiume che dista venti minuti da casa mia... insomma, sono a casa! In tutti i sensi! E alla parte più vera di me quel bosco piace... tanto.
Non incontro nessun comminatore, solo qualche bicicletta che scende a razzo verso il fiume. La fatica mi distrae, il sentiero sale parecchio.. la mia testa oscilla tra la concentrazione fisica e la solita giostra di pensieri della serie "cosa farò da grande". Mi fermo in un punto panoramico, nel sole e nel vento. Il sentiero davanti a me è ancora in salita e non manca poco alla meta. Non ho più acqua e non ho nulla da mangiare, suona mezzogiorno... quindi? Quindi io mi sento in forma e decido di proseguire. Riparto di slancio! Più o meno! Al primo passo mi si stacca la suola della scarpa sinistra, al secondo pazzo (non sto scherzando!) quella di destra! Mi viene da ridere, mentre le mie scarpe si aprono sotto i miei piedi e decido di ascoltarle: va bene, torno indietro, di strada ce n'è... infondo.
Inizio a scendere, cercando di non cadere vittima dei miei stessi piedi, penso a quel detto scout secondo cui non esiste buono o cattivo tempo ma solo buono o cattivo equipaggiamento... nel mio caso c'era il sole ma le scarpe facevano acqua da tutte le parti! E pensare che erano le mie scarpe comode, appunto... comode perchè vecchie.
Mentre pensavo alle scarpe nuove lasciate a casa, i rumori del bosco non facevano più paura.. al ritorno erano più famigliari, mentre il vento tra le canne sembrava un battito di mani. Parecchi grilli saltellanti hanno accompagnato i miei passi, tra tante farfalle e una suggestiva nevicata di foglie... che sembrava ricordarmi che era l'ultimo giorno di agosto.
Quando sono arrivata all'auto, ai piedi avevo qualcosa di più simile alle infradito!! hihihihi... mentre canticchiavo la canzone New shoes di Paolo Nutini.
Scarpe nuove, sì, scarpe nuove per passi nuovi.
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