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La felicità dell'obbligo


E' presto detto: I consumi stavano calando e questo non va beneeeee:
Tanta gente compra meno prodotti industriali, si produce di più in proprio, sono rinati orti e gruppi di acquisto solidale e scambio, in molti non corrono subito a comprare medicinali appena arriva un mal di testa o una febbre, si affidano alle cure naturali senza ripudiare quelle convenzionali quando occorrono, leggono di più e guardano meno tv. Studiano e scoprono che l'uomo non è solo un corpo di pezzi assemblati da lubrificare o cambiare all'occorrenza, più in fretta che si può perchè c'è il cartellino da timbrare.
L'economia dell'usa e getta, del produci ad oltranza, dell'inno alla quantità e alla velocità, del farmaco facile perchè così la "bua passa subito"... non convinve più una gran parte di persone, che se ne frega delle favole sul Pil perchè ha sperimentato che la felicità è un'altra cosa, e riesce a viverla e a diffonderla anche senza posto fisso. Queste persone sono una forza perchè sono riusciti a fregarsene delle "comodità" che ci rendevano flosci e hanno scoperto che erano freni a ben più grandi realizzazioni e sono andati oltre, con la loro vita, in silenzio... finchè questo silenzio operoso è diventato fastidioso per chi si nutre dei frutti falsificati di questo sistema.
Più felicità e meno business...? Ma siamo matti! E' inaccettabile!
E così sono arrivati gli obblighi: per fare dire SI' a chi da tempo, con le sue scelte di vita, diceva NO'.
Ma non funzionerà. Il cambiamento non può essere fermato.
A chi decide di imporre un sistema ormai marcio, a chi lo asseconda o avvalla, la responsabilità dell'entità del prezzo da pagare per i rallentamenti inferti ad un nuovo mondo che si può già intravvedere.
E chi non lo vede è perchè non vuole vederlo. Libero di scegliere.


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