Seria o comica? Poetessa o buffona di corte?
Timida o determinata? Insomma, chi sei, cosa vuoi nella vita?
Essere felice, va bene come risposta? Non è sufficiente, pare.
Cosa voglio nella vita? Nel senso che dite voi, non lo so.
So che amo quello che faccio e voglio farlo sempre meglio, so che amo anche
altro e sicuramente, per tutta la vita, farò anche altro, sempre.
O forse no.
Non lo so, non so se sono più seria e più comica. E poi cosa vuol dire seria?
Cosa vuol dire comica?
“Miriam dovresti fare zelig” ogni tanto mi viene detto, di
fronte alle mie gag, che giuro, mi escono dal cuore.
“Miriam dovresti scrivere un libro” di fronte ad alcuni post particolarmente
impegnati, che giuro, mi escono dal cuore.
E ci ho provato a scrivere un libro, ci provo, sempre.
Inizio a scrivere qualcosa di appassionato e drammatico, vado
avanti per un po' di pagine, poi ad un certo punto viro verso l'ironico,
addirittura verso il comico.
Allora cambio registro, “scriverò qualcosa che farà ridere un sacco di gente”
mi dico, e riparto con slancio. Passa qualche giorno e la tastiera sotto le mie
dita diventa strumento di esplorazione di vita, di dolore, di lezioni da
imparare… e la comicità è già volata via!
Amen.
Allora, dio benedica i social che permettono di scrivere cose
brevi senza impegno.
Eppure anche lì, nell'alternarsi dei post, delle foto e dei video, rimbalza la
mia immagine da un polo all'altro. Sorrisi e lacrime, battute da giullare e
tentativi poetici.
Io sono questo, sono quella cosa che oscilla tra un up e un down.
Sono la faccia buffa che fa mille espressioni, sono lo sguardo lucido che
interroga la vita.
Sono quella che canta in macchina con la musica tecno a palla (o rock, o
classica!) e sono la donna che fissa le cime degli alberi per ore, sentendo il
dolore della vita, facendosi mille domande.
Sono quella che sogna cose impossibili e che piange quello che perde, ogni
giorno.
Sono io, sono questa. E in mezzo a mille cortocircuiti, sono
cresciuta, a mio modo, come persona e come spirito che vola sopra il mondo.
Ho raggiunto un certo livello di soddisfazione lavorativa, ma mi sento (e sono!)
ancora all'inizio, e forse mi sentirò sempre così. Ho scoperto che la mia "incertezza di stile" nello scrivere (e nell'essere!) mi rende estremamente duttile e portata ad occuparmi di comunicazione: potrei scrivere una tesi su una crepa nell'asfalto o su un fustino del detersivo. Per fortuna mi occupo di cose più interessanti.
Sono felice di ciò che faccio e ho accettato, e quasi mi auto-osanno, dei dubbi che ho sempre sulla strada che percorro. Ho mille dubbi? Sì, e allora trovo mille motivi per dare il meglio di me, per
superarmi, per arrivare in quella vetta da cui vedere di più, di più… e magari,
le mille strade che ho sbagliato, i mille orizzonti che ho perso, ma anche quelli
che posso ancora percorrere.
Ho superato i quarant'anni e mi sembra ancora di non aver capito cosa farò e chi
sono.
Ma ho accettato questo dilemma, forse è il senso dei miei giorni.
Chi mi ama lo ha capito e probabilmente è felice di questo.
Alcuni no. Io a volte.
D'altronde, se lo fossi sempre, smetterei di cercare.
Dio mi perdoni, l'insoddisfazione è il sale della vita.
E quindi, se anche tu come me, sei un po' seria e un po' matta, don't worry e
vai avanti.
Anzi, preoccupati pure, ma va avanti lo stesso.
La vita, con il suo carico di giorni che se ne fregano di te, ti insegnerà che
il punto attorno a cui ti arrovelli, spesso è quello più marginale.
Il punto è altrove, oppure è così dentro di te, che è lontano allo
stesso modo. E questo è una bella notizia, cerca, trova, cambia la mappa.
Non credere a me, vivi. Sono certa che non mi crederai.
Evviva. Meglio così. Davvero.
Avanti.
[p.s. Il libro lo sto scrivendo ancora. Non demordo]

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