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Visualizzazione dei post da agosto, 2025

Col dito nel naso dietro ad una foglia, oltre il tempo

L'immagine di me bambina, forse in prima elementare, nel cortile della scuola: accovacciata sul prato col grembiulino rosa, con una foglia secca mi copro metà faccia, e nell'altra metà spunta un mio dito nel naso. Devo avere questa foto da qualche parte e non ricordo chi me la scattò, ma so che ogni tanto mi torna in mente. Assolutamente avulsa dal contesto di gioco di quel momento, come spazzata via da una forza centrifuga in azione fuori e dentro di me... da un lato mi nascondo con la complicità di una splendida natura morta ma ancora viva, e dall'altra cerco chissà cosa nel mio naso. Insomma, già all'epoca ero molto più rivolta ai mondi dentro di me e a quelli altrove, piuttosto che a quello in cui tenevo appoggiate le gambe, accovacciata per non cadere o non volare via. Credo di essere ancora lì, sospesa tra il dito nel naso e la foglia che mi nasconde. Ero pallida e magra (ebbene sì, sono stata bambina e adolescente magra!), e non ero di certo tra quelle al centro ...

E se anche le casse automatiche avessero un cuore?

In riferimento al post precedente, oggi mi chiedo: sono relazioni in via di estinzione a causa della drastica diminuzione delle piccole attività? Può essere, con i commessi e i cassieri dei grandi centri già è più difficile, ma non impossibile. E come la mettiamo con le casse automatiche? bé, anche loro hanno un cuore! Scherzi a parte, non c'è nulla che può impedire alle persone di mettersi in relazione, se non le persone stesse. In qualsiasi contesto frutto della deriva imbarazzante del cosiddetto progresso, c'è una possibilità di rapporto. Per esempio alcuni giorni fa mi sono divertita con una ragazza che mi ha insegnato ad usare le casse automatiche, perché fino a quel giorno mi ero sempre rifiutata (da vera boomer qualcuno direbbe!). Ma era arrivato il momento di affrontare la realtà, ho guardato l'addetta con aria sia di sfida che di supplica, e abbiamo fatto il lavoro insieme. Da quel giorno, quelle poche volte che torno in quel posto - che non sono tante perché non v...

Non dire mai "è solo un caffè"

Sto pensando al valore della prossimità, dei luoghi e delle persone che ogni giorno incontri nel tuo quotidiano, che può essere più o meno roseo. Il bar dove la brioche è super buona, quello che ha il caffè migliore, l'altro che ha il giardino dove ti metti a sedere come stare in vacanza, e in tutti c'è uno scambio semplice ma immancabile, ogni benedetta volta. I sorrisi, le chiacchiere, le battute, con il barista, gli avventori di sempre, che a volte saluti solo con un cenno e altre ti ci siedi insieme… così, come viene. Persone che frequenti per anni senza nemmeno rendertene conto, in pratica, spesso ci cresci insieme, caffè dopo caffè. A volte qualcuno se ne va, e allora anche quell'addio è qualcosa di leggero, di sognante, come tutto il tempo trascorso insieme. Un tempo fuori dal tempo, quasi sospeso, che nel tempo, ha contato. A queste persone, quando se ne vanno (per posti migliori o peggiori, o per sempre) si rivolgono i nostri migliori saluti, senza nessun pesante a...