Passa ai contenuti principali

Pace, questa sconosciuta.


Un conto sono i pensieri di pace, un conto sono le immagini di morte e i video shokkanti che circolano in questi giorni su fb e non solo. Il tutto accompagnato da un repertorio di scritte che nella maggior parte della volte gridano allo "stop bombe" da un lato e all'odio verso il "nemico" dall'altro. E giù una marea di commenti di gente indignata - sul divano - con il coltello tra i denti a fare gli esperti di crisi internazionali. Come se postare continuamente l'immagine di bambini insanguinati o di militari-diavoli, servisse a qualcosa... come se ci si rendesse conto solo ora che nel mondo - non solo a Gaza e Israele - c'è la guerra e ogni forma d'ingiustizia. Sembra una gara a chi mette il post più macabro o strappalacrime. Non dico che non ci dev'essere informazione e che le persone non debbano formarsi un'opinione ma, riusciamo a capire quando tutto questo sfocia in un delirio di accanimento inutile? Sì, inutile, al 100%. Anzi, la maggior parte delle intenzioni-reazioni belliche delle persone di fronte ai post, non fanno altro che alimentare la stessa energia di morte-odio che provoca i massacri che con tanta perseveranza tante persone pubblicano. Si trasforma in mostri chi appartiene ad un popolo piuttosto che ad un altro, ed ogni tentativo di fare distinzione, nella marea del pettegolezzo giustiziere, risulta superfluo o frainteso. Nei commenti è un vortice di "merde", "bastardi", "assassini"...una sorta di inno al contrario al massacro del momento. Esso si nutre di questa rabbia cieca, che nella maggior parte delle volte nasce direttamente dalle nostre case, dalle insoddisfazioni della vita di tutti i giorni.. e allora, l'essere umano mediamente infelice canalizza le proprie frustrazioni sui conflitti e le ingiustizie che avvengono dall'altra parte del mondo. Si fa paladino di qualcosa che non conosce - cioè la pace - e punta il dito-fucile verso ciò che secondo la sua personalissima e traviata idea di giustizia, la ostacola. E pensare che qualcosa possiamo fare davvero per migliorare questa terra (palestinese, israeliana, irakena... italiana) ... smettere di pesare i morti, di misurare la cattiveria di un popolo in base ai numeri dei tg. Smettere di emettere questo rumore mentale, fare silenzio e fare uscire una preghiera. Diffonderla, questa sì, condividerla... una preghiera qualsiasi, che sia di una religione o di un'altra, non importa... la sua forza non ha paletti, i suoi occhi vedono tutti, il suo abbraccio non fa distinzioni... è oltre ogni categoria. Una preghiera che può essere una semplice frase che viene dal cuore o un sospiro antico, di una pace che crediamo perduta ma che non lo è. Qualcosa di vero, che ci ricordi che siamo tutti fratelli, tutti.
Tutto cambierebbe, dalla nostra faccia davanti al pc, alla nostra vita di ogni giorno qui e ora... fino ai luoghi più lontani, che giungono a noi solo sotto-forma di notizie di morte. Questo possiamo fare di utile, unendo il nostro bene a chi già lo fa. Se proprio sentiamo che dobbiamo dire la nostra a proposito di un conflitto, facciamolo ma almeno chiediamoci prima una cosa: Quale sensazione provoca questa immagine o frase che sto per pubblicare? Comunica al cuore o alla pancia?... è utile a diffondere un atteggiamento di pace o soddisfa solo dei miei bisogni egoici?... e allora davvero avremo una comunicazione utile e benevola. Continuare a dividere l'umanità - di cui facciamo parte - in buoni o cattivi è l'inganno centrale, quello che acceca noi, i governanti e chi preme il grilletto.
Il bene ha la maggioranza, ma se non ce ne accorgiamo, non potrà mai governare.
(Mi. Fu)

Commenti

Post popolari in questo blog

Storia di una pecora bianca che voleva rimanere bianca

Questa è la storia di una pecora coraggiosa. Cosa ha fatto di così eroico questa pecora per essere definita coraggiosa? Ha per caso saltato un burrone a piedi pari? Ha combattuto contro un branco di lupi uscendone vincitrice? Ha salvato un intero gregge da terribili macellatori? No, niente di tutto questo, la pecora di cui vi parlo, ha semplicemente deciso di rimanere bianca, mentre tutto il mondo diventava nero. Insomma, c'era una volta una pecora bianca e, in quanto bianca, non aveva vita facile. Erano passati i tempi in cui si diceva “quello è la pecora nera della famiglia”, arrivato il XXI secolo la parola d'ordine era “Esci dal gregge, vai contro corrente, non fare quello che ti hanno sempre detto di fare!”. Ottimi consigli certo, un po' di sana trasgressione fa sempre bene, così come vanno sempre accettate di buon grado gli inviti a ragionar con la propria testa, ma in quel periodo tutto questo era stato preso alla lettera. Fino al punto che un giorno una...

Il tempo dei cervi

Era il tempo dei cervi, una manciata d'anni fa che però sembra un'altra vita. Il passato è una bolla volante che ci racconta storie... di quelle magiche che non muoiono mai. Come questa... Andavo a camminare la mattina all'alba. Percorrevo  il sentiero sul Rubicone e molto spesso vedevo una famiglia di cervi (che forse erano daini o caprioli...). Li vedevo camminare tranquillamente sui pendii che ci sono tra la Villa Di Bagno e il centro sportivo Seven. Sbucavano tra una macchia di vegetazione e l'altra... prima alcuni adulti e poi altri piccoli... ed inutile dirlo, quando incontri creature del genere tutto si ferma. E io mi fermavo, stavo immobile ad osservarli... e loro spesso osservavano me... si fermavano per qualche istante e poi ripartivano. Io trattenevo il fiato dall'emozione e perché temevo di spaventarli col minimo movimento. Tra noi c'erano il fiume, qualche metro di terreno e mille misteri. Era diventato ormai un appuntamento quotidiano... al mattino...

La foglia che non voleva staccarsi dal ramo

Il vento fresco aveva iniziato a soffiare da fine agosto, e già parecchie di loro si erano lasciate cadere, finendo sul terreno calpestato dai bagnanti. Nel viale alberato a pochi passi dal mare, la foglia pensava alla sua fine imminente con paura: "non voglio staccarmi dal ramo - diceva a se stessa - non voglio staccarmi da te - diceva all'albero - con gli occhi gonfi di lacrime". L'albero pensava che in vita sua era la prima volta che una foglia gli aveva valuto così bene e la rincuorava come poteva: "Non hai nulla da temere, quando ti staccherai da me e ti lascerai cadere nel vuoto sarà bellissimo, sarà come volare". La foglia si sentiva sempre più stanca, mentre il suo colore, da verde, diventava giallo con infuocate sfumature rosse: "Sei sempre più bella - le diceva l'albero - guàrdati, sembri una candela accesa.. per questo ti devi staccare, altrimenti finirai per bruciarmi!" e tentavano, entrambi, di sorridere... Poi, arrivò quel...