L'essere umano medio tendenzialmente ama crogiolarsi in stati d'animo passivi come l'apatia, la nostalgia, la lamentela, il senso di mancanza...
Ammettiamolo a volte proprio ci piace starci dentro, vi facciamo accomodare la nostra pigrizia e arrendevolezza... e stiamo lì.
Ma c'è un'emozione cupa in cui non riusciamo a sostare, che risulta estranea al nostro "dolore di comodo"... ed è la paura. Essa non ci offre un divano damascato su cui sdraiarci con la bolla al naso, anzi ci fa sobbalzare in preda al panico.
Succede dunque che la nostra giornata di confortevole e ben delimitata sofferenza, diventa dolore reale. Non lo avevamo previsto. Avevamo pesato una dose di malessere sufficiente alla nostra pigrizia procrastinante, e messo in conto di abbracciare i cuscini e lacrimare un po', ascoltando magari qualche canzone triste. Ma il tremare dalla paura non era nel copione.
Eppure lei ad un certo punto arriva, come naturale conseguenza del corollario "autodepressivo" che hai in messo in scena. E lei è vera, lei sul tuo palcoscenico non recita... ti punta il dito contro e ti chiede conto.
E quando succede ringrazia te stesso, perché una parte remota di te è salita dalle tenebre del profondo per palesarsi come un demone terrificante.
È la tua occasione di riscossa, di rimuovere le incrostazioni del tuo sonno.
La paura è una scossa che scuote il torpore e ti riporta alla vita. Se la senti vuol dire che in te c'è ancora una forza che spinge. Chi non ha paura è forse giunto in territori così remoti da aver perso ogni senso del reale.
Per tutti gli altri esiste un cammino da riprendere... e mentre ti alzi dal divano risuonano le parole del prezioso pensiero di Rudolf Steiner: "affrontate la paura con il mare del sentire perfettamente calmo" perché "in verità non può oggi essere diversamente, pena il venir meno del coraggio... educhiamo rettamente la nostra volontà e cerchiamo di destarci interiormente e consapevolmente ogni mattina ed ogni sera"

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