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La fantasia della vita, la coscienza della scienza


Primavera. La fantasia della vita e la coscienza della scienza
“Vi sono problemi che la conoscenza non risolve. Un giorno riusciremo a capire che la scienza è soltanto una sorta di variazione della fantasia, una sua specialità, con tutti i vantaggi e i pericoli che la specialità comporta”.
(Il libro dell’Es, Georg Groddeck)

Mi è venuta in mente questa frase mentre passeggiavo in campagna. E’ l’unico sport (se proprio vogliamo chiamarlo sport) che pratico: una bella camminata nel verde. In questi giorni il verde si è trasformato in arcobaleno, grazie agli alberi da frutto che si ricoprono di splendidi fiori.
Ho pensato a quanta fantasia ha la natura, a quanta fantasia, nel senso di varietà di forme,colori, suoni, movimenti, esiste nel mondo. Ho pensato all’impossibilità di poterla compiutamente catalogare o indagarla. Per quanto la scienza abbia analizzato milioni di specie animali e vegetali (e umane!), per quanto essa abbia approfondito la conoscenza di tantissimi aspetti della vita su questo pianeta, è comunque ancora lontana dal conoscerlo totalmente. La Terra stessa è un magnifico, complesso, essere vivente che si rinnova continuamente come fa ogni essere umano, anch’egli impossibile da conoscere interamente.

Mentre passeggiavo in mezzo ai campi in fiore, pensavo a cosa fosse più gratificante: osservare uno di questi fiori al telescopio oppure starsene sotto la loro ombra a godere del loro profumo? Poi ho pensato che una cosa non esclude l’altra, che l’immensa varietà della vita non può scoraggiare l’uomo nella sua ricerca. Quindi mi è venuto in mente il concetto di “misura”, nel senso di avere la giusta misura: indagare la natura e il suo funzionamento senza smettere di amarla, compreso il mistero che porta con sè. Eppure è spesso accaduto che l’esercizio dell’intelletto umano abbia oscurato il moto del cuore, isolando l’uomo in un tunnel di ricerca di “perchè” senza nessuna utilità, e anzi, a volte, con danni per tutti. Cosa toglie l’uomo dalla connessione con tutto il resto? Cosa scatta in lui quando decide di vedere la vita come un fenomeno da studiare-sfruttare e non da vivere?
La scienza ha segnato il cammino dell’essere umano più di ogni altra cosa, nel bene e nel male. Essa rende visibile ciò che contraddistingue l’uomo da tutti gli altri esseri viventi. Per questo è anche comprensibile che le persone si sentano potenti: più di un albero o di un animale. Ma il potere non porta con sè anche la responsabilità? Non è ciò che ogni giorno chiediamo (a volte senza grandi risultati) a chi si pone alla guida delle nazioni?
Eppure, puntualmente, in ogni epoca, c’è stato qualcuno che in nome della scienza – e di un supposto miglioramento della vita umana – ha calpestato la vita stessa, ha messo a repentaglio lo stesso mondo su cui ha concentrato i suoi studi. C’è un momento in cui si perde la connessione con la terra che abbiamo sotto i piedi, e questo accade un po’ a tutti, in misura diversa. Succede spesso che uno scopo mentale prende il posto della persona stessa che diventa vittima di un proprio pensiero-obiettivo, annullando tutto il resto di sè. Lo stesso obiettivo prefissato in buona fede, sganciato dall’osservazione della coscienza, perde la sua essenza e diventa una sorta di mostro che tutto produce fuorchè il bene comune. Credo che il punto sia questo: ricordarsi di sè, del proprio centro. Da quel centro tutto nasce, anche la voglia di migliorare il mondo attraverso la scienza. Senza quel centro, che qualcuno di molto noto ha definito un “centro di gravità permanente”, tutto perde valore e diventa una pietra al collo dell’umanità.
Insomma, la mia stessa passeggiata si è trasformata in un ragionamento alquanto impegnativo. Ma mi sono fermata in tempo: ho osservato un’ape che mi ronzava sulla testa e sono ritornata con i piedi sulla terra, con i magnifici alberi in fiore davanti a me.
Ecco cosa auguro a tutti quanti: una splendida e leggera primavera, uno splendido e meraviglioso obiettivo da raggiungere senza perdere di vista se stessi e la vita che ci troviamo a vivere.
(Questo articolo l'ho scritto per la rubrica "Colpo di coda" su Romagna Gazzette www.romagnagazzette.com/colpo-di-coda/)

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