Giovani albanesi e anziani romagnoli seduti allo stesso tavolo del bar. I giovani sono disorientati quando gli anziani romagnoli bestemmiano in dialetto; gli anziani hanno la faccia sperduta quando gli albanesi imprecano in albanese. Ma le regole del gioco sono chiare, come la briscola sbattuta sul tavolo e il gusto di avere delle buone carte. Fuori dai dibattiti di politici incazzati o sonnecchianti, la vita è sempre più avanti. Ciò che non fa il buon senso lo sta già facendo il "tempo".
Il tempo nel senso più concreto del termine, il tempo che si tocca.. che forse non è nemmeno corretto chiamarlo tempo.. parlo delle sedie del bar e dei culi che ci poggiano sopra, delle mani che tengono in mano quelle carte, delle carte che passano di mano in mano senza accorgersi della nazionalità di chi le afferra.. dei grappini che van giù bene, agli italiani, agli albanesi, ai marocchini e a tutti quanti.. degli sguardi curiosi tra persone che vengono da posti diversi, degli sguardi che poi si abituano e si salutano perchè il banco su cui si appoggiano i gomiti è lo stesso.
Poi le incontri per strada e le riconosci, queste persone dall'aspetto un po' diverso, e le saluti e loro ti rispondono o magari ti chiamano da lontano perchè tu non le hai viste e allora ricambi il saluto.. e appena succede ti senti bene, e quasi ti vanti un po' che conosci una persona che vien da lontano..
Succede che alla domenica mattina, quando mi siedo sui gradini in giardino, vedo passare le donne arabe, nei loro abiti lunghi e colorati, e davanti a loro i bambini in triciclo, seguiti con la solita premura di mamma..
Poi ci sono gli africani che abitano nella casa vicino alla mia, li senti urlare alla sera e pensi che stiano litigando, ti avvicini per capire cosa succede e distintamente capisci che stanno parlando e ridendo. Un tono diverso, più alto, più conciso del mio, lo stesso con cui salutano mia mamma quando la vedono lavorare nell'orto..
Sotto di loro abitano alcune famiglie cinesi, parlano più a bassa voce ma in modo continuato, quasi senza pause e con certi toni che non riesco a decifrare.. ogni tanto ci si scambia qualche parola e sorridono volentieri..
Ma cosa so di loro? nulla, e nemmeno loro di me.. eppure viviamo attaccati, 24 ore al giorno, ogni giorno. Vi sembra normale che non si sappia nulla l'uno dell'altro? E questo vale per tutti, italiani compresi..
Qualcosa ci frena, qualcosa c'impedisce di andare incontro agli altri, in questo caso, il fatto di avere a che fare con qualcuno che non parla la nostra lingua e che viene da molto lontano.. perchè questo ci spaventa? Perchè ci blocca? Non siamo sempre noi che non vediamo l'ora di prendere un areo per andare dall'altra parte del mondo?
L'altra parte del mondo è qui! e noi ci chiudiamo nelle nostre case! con le orecchie che vanno in panico quando odono una lingua sconosciuta o con la faccia terrorizzata davanti ai telegiornali pieni di barconi stracolmi di gente in fin di vita.. Non ci rendiamo conto dell'enorme ricchezza che ci troviamo in casa nostra! Quante cose potrebbero raccontarci queste persone? Quante tradizioni che vengono da lontano potremmo conoscere senza spendere i soldi dell'aereo? Quanti piatti etnici potremmo cucinare? Quanti colori e sapori nuovi potremmo abbracciare!?
E invece no, ce ne stiamo chiusi nel nostro guscio psico-pazzo convinti di essere in pericolo di vita ogni volta che uno straniero ci passa vicino! Noi sottovalutiamo noi stessi e la voglia di conoscere che ci portiamo dentro! Che c'è! Io sono certa che c'è!
Non tutti hanno paura, s'intende, ma la tendenza generale è questa, ogni tanto incrinata da qualche scena felicemente surreale come quella che ho visto al bar, a quel tavolo con la briscola in corso... chissà forse la saggezza degli anziani viene fuori anche così.. col saper andare oltre le differenze.. perchè hanno imparato che nella vita le cose che contano non sono tante e sono uguali ovunque..
Il tempo nel senso più concreto del termine, il tempo che si tocca.. che forse non è nemmeno corretto chiamarlo tempo.. parlo delle sedie del bar e dei culi che ci poggiano sopra, delle mani che tengono in mano quelle carte, delle carte che passano di mano in mano senza accorgersi della nazionalità di chi le afferra.. dei grappini che van giù bene, agli italiani, agli albanesi, ai marocchini e a tutti quanti.. degli sguardi curiosi tra persone che vengono da posti diversi, degli sguardi che poi si abituano e si salutano perchè il banco su cui si appoggiano i gomiti è lo stesso.
Poi le incontri per strada e le riconosci, queste persone dall'aspetto un po' diverso, e le saluti e loro ti rispondono o magari ti chiamano da lontano perchè tu non le hai viste e allora ricambi il saluto.. e appena succede ti senti bene, e quasi ti vanti un po' che conosci una persona che vien da lontano..
Succede che alla domenica mattina, quando mi siedo sui gradini in giardino, vedo passare le donne arabe, nei loro abiti lunghi e colorati, e davanti a loro i bambini in triciclo, seguiti con la solita premura di mamma..
Poi ci sono gli africani che abitano nella casa vicino alla mia, li senti urlare alla sera e pensi che stiano litigando, ti avvicini per capire cosa succede e distintamente capisci che stanno parlando e ridendo. Un tono diverso, più alto, più conciso del mio, lo stesso con cui salutano mia mamma quando la vedono lavorare nell'orto..
Sotto di loro abitano alcune famiglie cinesi, parlano più a bassa voce ma in modo continuato, quasi senza pause e con certi toni che non riesco a decifrare.. ogni tanto ci si scambia qualche parola e sorridono volentieri..
Ma cosa so di loro? nulla, e nemmeno loro di me.. eppure viviamo attaccati, 24 ore al giorno, ogni giorno. Vi sembra normale che non si sappia nulla l'uno dell'altro? E questo vale per tutti, italiani compresi..
Qualcosa ci frena, qualcosa c'impedisce di andare incontro agli altri, in questo caso, il fatto di avere a che fare con qualcuno che non parla la nostra lingua e che viene da molto lontano.. perchè questo ci spaventa? Perchè ci blocca? Non siamo sempre noi che non vediamo l'ora di prendere un areo per andare dall'altra parte del mondo?
L'altra parte del mondo è qui! e noi ci chiudiamo nelle nostre case! con le orecchie che vanno in panico quando odono una lingua sconosciuta o con la faccia terrorizzata davanti ai telegiornali pieni di barconi stracolmi di gente in fin di vita.. Non ci rendiamo conto dell'enorme ricchezza che ci troviamo in casa nostra! Quante cose potrebbero raccontarci queste persone? Quante tradizioni che vengono da lontano potremmo conoscere senza spendere i soldi dell'aereo? Quanti piatti etnici potremmo cucinare? Quanti colori e sapori nuovi potremmo abbracciare!?
E invece no, ce ne stiamo chiusi nel nostro guscio psico-pazzo convinti di essere in pericolo di vita ogni volta che uno straniero ci passa vicino! Noi sottovalutiamo noi stessi e la voglia di conoscere che ci portiamo dentro! Che c'è! Io sono certa che c'è!
Non tutti hanno paura, s'intende, ma la tendenza generale è questa, ogni tanto incrinata da qualche scena felicemente surreale come quella che ho visto al bar, a quel tavolo con la briscola in corso... chissà forse la saggezza degli anziani viene fuori anche così.. col saper andare oltre le differenze.. perchè hanno imparato che nella vita le cose che contano non sono tante e sono uguali ovunque..
Purtroppo Miriam questo è un problema socioculturale preoccupante. Il "diverso" che viene qui non sempre è in regola con i documenti, e può succedere veramente di tutto. Non vado oltre ma, specie nella mia zona, ora come ora è impossibile vivere in totale rispetto. Ciao
RispondiEliminaE' vero i problemi ci sono.. A ben pensarci, ogni epoca ne ha di diversi.. il "mixarsi" è una sfida in ogni senso.. però, tanto per iniziare, bandirei la parola "impossibile"... ciao Ettore!!! Ti mando un abbraccio di 20 secondi (pare faccia bene alla salute!!)
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