Passa ai contenuti principali

I Tarocchi. Il Giudizio: Il richiamo della coscienza!


Svegliati! Ecco cosa mi comunica questa carta.
La carta del Giudizio (XX) l'ho estratta qualche giorno fa ed era la prima volta che mi "capitava".
Questo non è un periodo facile per me e credo non sia un caso che Il Giudizio mi sia venuto incontro, anzi che sia emerso dalle mie ombre.
Una nuova visione, un nuovo cammino, un grande cambiamento.. tutto questo deve succedere ora! Ecco cosa mi comunica questa carta: è giunto il momento!
La verità è che è sempre ORA, è sempre il momento! (ogni momento è quello giusto, diceva una famosa pubblicità del caffè!!! ih ih ih)
L'arcano superiore numero XX è alquanto affollato: una donna, un uomo, un terzo personaggio azzurro e un angelo "ghirlandato" in mezzo ai raggi del sole che suona una "tromba"... o meglio trasmette un messaggio alquanto importante! L'uomo azzurro ci volta le spalle e sembra sorgere da un sepolcro, è un uomo diverso, un uomo nuovo, una terza persona che forse ha qualcosa a che fare con l'uomo e la donna che ha di fronte. E' l'androgino, è il frutto dell'unione tra maschile e femminile, è la vita che trascende la mente - con tutti i suoi schemi - per ascoltare, e vivere, la sua essenza. Tutti sono nudi, in una situazione di totale fiducia e abbandono.

E' il risveglio, la chiamata..
La sveglia suonaaaaaa.. e quindi? E quindi, cari amici miei, ricordiamoci che questo accade nei momenti bui e quasi mai in quelli spensierati. Se la felicità fosse autentica, ci potremmo svegliare anche in mezzo alla gioia ma quasi mai accade, a causa della nostra identificazione con la mente e i dolori che provoca.. Quindi, la maggior parte delle volte bisogna passare dal dolore per scavare dentro noi stessi.
Non fuggite il dolore come fosse la peste! Stateci dentro, osservatelo, ACCETTATELO, sentitelo.. e soprattutto sentite che non viene dall'esterno ma che è dentro di voi.. Esso giace nel fondo di voi da tanto tempo e, per essere trasmutato, deve venire fuori!

Questo avviene soprattutto attraverso la relazione, l'incontro con l'altro. L'altro è lo specchio di ciò che noi siamo, e spesso - oltre agli aspetti che amiamo - riflette anche ciò che invece non accettiamo. L'altro non è una realtà oggettiva al di fuori di noi, ma è colui che noi possiamo "solo" percepire con i nostri sensi e tutto il nostro apparato psico-emotivo... l'altro è sempre noi, nel "mix" di "bello-brutto" che in quel momento riusciamo a rispecchiare con la nostra interiorità. Nel rapporto, l'uno diventa la pala dell'altro raggiungendo profondità che non si pensava nemmeno di avere. E' solo da quelle profondità che può emergere un "nuovo albero", il vero albero della vita che, da sempre, ha le sue radici dentro di noi. Questo occorre che sia chiaro: volenti o no, la nostra anima (che siamo noi) ci "costringerà" a scavare ancora, non tornerà indietro.. al vero "noi" non si sfugge (e nel nostro profondo non lo vogliamo!), troverà sempre nuovi modi/rapporti/problemi, per trasformare il cemento, che (inconsciamente) le abbiamo messo sopra, in terra fertile.

Per questo ciò che ci accade (cioè ciò che noi-anima creiamo) è sempre "perfetto", è sempre la cosa giusta per noi. Nessuno può dire quanto tempo ci voglia per "rinascere", forse tutta la vita non basta, ma vivere con la consapevolezza di "dormire" aiuta a sperimentare magnifici momenti da "svegli"!!! E' umano prendersi delle pause perchè "scavare" stanca, perchè se il dolore diventa troppo acuto, il nostro apparato psico-fisico ha bisogno di difendersi e quindi di prendere le distanze dalla situazione di dolore in atto. Ma nel profondo di noi sappiamo che la causa è interiore e non esteriore.. e quando la nostra "macchina biologica" avrà ripreso fiato, riprenderemo in mano la pala! Nessuno si fermerebbe per sempre di fronte alle montagne, a guardarle, senza mai affrontarle!

Guardiamo la carta: l'uomo azzurro non emerge da un prato di margherite ma da un sepolcro! Prima di rinascere occorre morire.. per vivere come anima (quale noi siamo) occorre far morire l'ego.. cosa difficilissima, perchè l'ego è un lupo che si traveste da agnello per tenerci attaccati a lui! Il segreto? Accettare anche il lupo! Allora l'ego verrà smascherato e riconosceremo la sua inconsistenza, l'illusione che ci avvolge.

E' quello che mi sta accadendo: sto scoprendo le "incrostazioni" peggiori che si sono attaccate alle mie radici... non so quando, ma di certo tanto tempo fa... da lì, da quel punto remoto, esser hanno condizionato la mia vita consentendo che trapelassero ben pochi raggi autentici del mio "sole"... ma ora lo so, e credo sia un buon passo avanti.

Ecco cosa direbbe IL GIUDIZIO, se potesse parlare, così come ce lo racconta Alejandro Jodorowsky nel suo libro "La via dei tarocchi":
"Sei defluito qui insieme al fiume nero dell'Arcano XIII. Hai affondato le radici nell'oscurità de Il Diavolo. Sei stato il demonio che sollevava tristemente la sua torcia come una nostalgia della luce. Quando vagavi in fondo all'abisso, io non mi dimenticavo di te. Ora posso entrare in contatto con te, ma piano piano, con una dolcezza e una pazienza infinite, perchè sono troppo forte. Puoi unirti a me se sei stato preparato, se hai compiuto il viaggio nelle profondità del tuo essere, se hai conosciuto tutte le sfaccettature della tua mascolinità e femminilità e le hai riconciliate, riequilibrandole. Ti apporto la luce di tutti gli universi. La mia potenza richiede che tu abbia fatto la pace con te stesso, che dal profondo del tuo inconscio abbia iniziato a crescere l'Albero nuovo. Che tutto il tuo essere si trovi immerso in una preghiera infinita, che ciascuna delle tue cellule sia in pace. E che tu sia, come i personaggi, nudo, nella piena fiducia e nella piena accettazione di quanto v'è di più elevato. Senza la divinità non posso esistere. Quando l'essere diventa davvero un bambino fiducioso, tranquillo, soltanto allora posso apparire, come la certezza totale, come il richiamo che risuona dal principio dei tempi. La mia musica, essenza divina della parola, ti ispira il desiderio imperioso di elevarti. Ridesta tutto quello che stava dormendo, resuscita tutto quello che era morto, spalanca i sepolcri sigillati. Faccio esplodere tutte le parole di modo che, tramite le tue preghiere, tu possa giungere nel regno dell'inconcepibile, dove troneggia il miracolo della vacuità. Io so. Ho visto il Creatore. E allora lo annuncio, semplicemente. Trasporto il richiamo irresistibile della Coscienza. Sono il risveglio, il miracolo che si compie all'interno del tuo essere.
Irresistibile certezza. Quando rispondi alla mia chiamata, ciascuna delle tue azioni è come un ordine che ti viene dato da me. Non esistono più dubbi. Ti metti a fare, a pensare, ad amare, a vivere, a desiderare in piena sintonia con la volontà divina. La vita vale la pena di essere vissuta, tutto si compie nella calma, nella meditazione, nella benevolenza e nella gioia.
Provengo da un inconcepibile uovo d'oro dove l'essere e il non essere sono soltanto luce indistinta. Sono la più alta realizzazione del tuo psichismo, il tuo pensiero divenuto finalmente androgino. Vengo a liberarti dalle barriere dell'uomo e della donna. Il cerchio di nuvole celesti che mi circonda non è altro che il tuo cervello esploso d'azzurro. Cancello per sempre le tue frontiere. Di reincarnazione in reincarnazione, di trasformazione in trasformazione, con certezza, con gioia costante, ti permetto di essere ciò che sei sempre stato, un emissario di Dio
".
Acquista Online su IlGiardinodeiLibri.it

Commenti

Post popolari in questo blog

Storia di una pecora bianca che voleva rimanere bianca

Questa è la storia di una pecora coraggiosa. Cosa ha fatto di così eroico questa pecora per essere definita coraggiosa? Ha per caso saltato un burrone a piedi pari? Ha combattuto contro un branco di lupi uscendone vincitrice? Ha salvato un intero gregge da terribili macellatori? No, niente di tutto questo, la pecora di cui vi parlo, ha semplicemente deciso di rimanere bianca, mentre tutto il mondo diventava nero. Insomma, c'era una volta una pecora bianca e, in quanto bianca, non aveva vita facile. Erano passati i tempi in cui si diceva “quello è la pecora nera della famiglia”, arrivato il XXI secolo la parola d'ordine era “Esci dal gregge, vai contro corrente, non fare quello che ti hanno sempre detto di fare!”. Ottimi consigli certo, un po' di sana trasgressione fa sempre bene, così come vanno sempre accettate di buon grado gli inviti a ragionar con la propria testa, ma in quel periodo tutto questo era stato preso alla lettera. Fino al punto che un giorno una...

Il tempo dei cervi

Era il tempo dei cervi, una manciata d'anni fa che però sembra un'altra vita. Il passato è una bolla volante che ci racconta storie... di quelle magiche che non muoiono mai. Come questa... Andavo a camminare la mattina all'alba. Percorrevo  il sentiero sul Rubicone e molto spesso vedevo una famiglia di cervi (che forse erano daini o caprioli...). Li vedevo camminare tranquillamente sui pendii che ci sono tra la Villa Di Bagno e il centro sportivo Seven. Sbucavano tra una macchia di vegetazione e l'altra... prima alcuni adulti e poi altri piccoli... ed inutile dirlo, quando incontri creature del genere tutto si ferma. E io mi fermavo, stavo immobile ad osservarli... e loro spesso osservavano me... si fermavano per qualche istante e poi ripartivano. Io trattenevo il fiato dall'emozione e perché temevo di spaventarli col minimo movimento. Tra noi c'erano il fiume, qualche metro di terreno e mille misteri. Era diventato ormai un appuntamento quotidiano... al mattino...

La foglia che non voleva staccarsi dal ramo

Il vento fresco aveva iniziato a soffiare da fine agosto, e già parecchie di loro si erano lasciate cadere, finendo sul terreno calpestato dai bagnanti. Nel viale alberato a pochi passi dal mare, la foglia pensava alla sua fine imminente con paura: "non voglio staccarmi dal ramo - diceva a se stessa - non voglio staccarmi da te - diceva all'albero - con gli occhi gonfi di lacrime". L'albero pensava che in vita sua era la prima volta che una foglia gli aveva valuto così bene e la rincuorava come poteva: "Non hai nulla da temere, quando ti staccherai da me e ti lascerai cadere nel vuoto sarà bellissimo, sarà come volare". La foglia si sentiva sempre più stanca, mentre il suo colore, da verde, diventava giallo con infuocate sfumature rosse: "Sei sempre più bella - le diceva l'albero - guàrdati, sembri una candela accesa.. per questo ti devi staccare, altrimenti finirai per bruciarmi!" e tentavano, entrambi, di sorridere... Poi, arrivò quel...