La bambina araba è stata chiamata dalla maestra per dire una cosa davanti a tutti. E' emozionata, anzi intimidita, non l'ha scelto lei di parlare davanti a tutte quelle persone... la maestra le ha suggerito cosa dire in un orecchio qualche minuto prima.. deve dire che la cultura è importante e che deve essere per tutti, deve anche dire che tutti i bambini sono uguali. La bambina lo fa ma parla a testa bassa e a bassa voce, e allora tutti i suoi compagni di scuola, e gli altri insegnanti, le dicono di parlare più forte e le portano pure il microfono. La bambina è ancora più impacciata ma, con grande fatica, riesce a dire la "poesia" a memoria.. tutti applaudono, lei torna al suo posto rossa come un peperone.
Pochi minuti prima, un insegnante aveva detto un'altra cosa e cioè che fortunatamente molti dei suoi studenti sono in gamba e cresceranno bene. Molti? Questo "molti" mi è rimasto in testa. Come fa il professore a sapere quanti e chi di loro sono esseri umani "in gamba" e chi no... con quale "divino" criterio ha deciso che alcuni di questi bambini non lo sono? E soprattutto perchè lo deve proprio dire? I bambini lo ascoltano e molto probabilmente gli credono, forse qualcuno dei più "teppistelli" sa con certezza che nella classifica del professore è agli ultimi posti.. e penserà: "io non sono tra quelli in gamba".. e sarà pure convinto che quella sia la verità, che tutti la pensano così, perchè ogni tanto dice una parolaccia e non sta fermo sul banco.
Pochi minuti prima, un insegnante aveva detto un'altra cosa e cioè che fortunatamente molti dei suoi studenti sono in gamba e cresceranno bene. Molti? Questo "molti" mi è rimasto in testa. Come fa il professore a sapere quanti e chi di loro sono esseri umani "in gamba" e chi no... con quale "divino" criterio ha deciso che alcuni di questi bambini non lo sono? E soprattutto perchè lo deve proprio dire? I bambini lo ascoltano e molto probabilmente gli credono, forse qualcuno dei più "teppistelli" sa con certezza che nella classifica del professore è agli ultimi posti.. e penserà: "io non sono tra quelli in gamba".. e sarà pure convinto che quella sia la verità, che tutti la pensano così, perchè ogni tanto dice una parolaccia e non sta fermo sul banco.
I bambini gli credono, di sicuro, e anche i grandi, genitori e insegnanti, presenti in classe in quel momento d'incontro tra studenti e famiglie. E chissà perchè hanno scelto la bambina araba, con il suo velo in testa, per farle ripetere a memoria che i bambini sono uguali. Certamente l'intera classe ha fatto una bella figura davanti ai genitori, soprattutto i professori. Probabilmente la bambina araba crede a quello che gli hanno detto di dire, si sforza di farlo ogni giorno, mentre tutto il mondo sembra ricordargli il contrario. "Ma sono uguale oppure no?" si chiederà ogni tanto dentro la sua testa.
Mentre tornavo a casa, mi chiedevo se davvero siamo tutti uguali.. e mi rispondevo: no! Non lo siamo! Ma perchè dovrebbe fare differenza? Perchè per stare in pace dobbiamo dire e inculcare nei cervelli di tutti che siamo uguali? Tanto nessuno ci crede, nessuno la vive questa uguaglianza. Siamo tutti diversi, non ce n'è uno di essere umano uguale all'altro, e nemmeno gli animali sono uguali, nè le piante, nè le pietre. Ci sforziamo di amarci per il fatto-forzato che siamo uguali, ma non può essere così, ecco perchè alla fine, in questo mondo, non ci si ama poi così tanto. Bene, allora accettiamo le differenze! Si dice da più parti.. ma poi di fatto ciò raramente avviene.. e non occorre arrivare a fatti di violenza fisica per capire che la diversità non è accettata. Tutti, in fondo, vivono una certa dose di sofferenza per sentirsi diversi dal resto del mondo, incompresi o non accettati. Non occorre avere una caratteristica fisica particolarmente vistosa per vivere questo cortocircuito dentro di sè: il contemporaneo desiderio di essere uguali e diversi.
Passiamo la vita cercando di essere noi stessi e allo stesso tempo di andare bene agli altri. Molte volte ci sembra che dobbiamo scegliere: o noi o gli altri! E poi, nel vivere quotidiano, i commenti (a volte pesanti) si sprecano verso coloro che sono troppo diversi, magari per stile di vita o per certi tratti caratteriali un po' sopra le righe (ma quali sarebbero poi queste righe!?).
Allora, proprio oggi mi è venuta in mente una cosa e la voglio condividere con voi: ho pensato che tutti noi siamo come degli alberi che affondano le radici nella terra. La terra è la stessa, da essa arriva il nostro nutrimento più profondo. Ho pensato anche che, andando in fondo, ma molto in fondo, le nostre radici ad un certo punto si toccano, s'intrecciano in modo indissolubile. In questo senso siamo uguali, nella nostra parte più profonda, nel nostro essere esseri viventi, abitanti di questa terra che ci nutre, calpestanti lo stesso suolo, insieme, da milioni di anni. La nostra cultura, tradizione, e anche la nostra personalità, l'intero apparato psico-fisico sono diversi... le nostre vite seguono tracciati differenti, qualcuno (grazie al cielo!) ne traccia di nuovi, raramente... Ma il fatto che siamo unici, quindi, in un certo senso "soli", non ci allontana dagli altri. Nulla può separarci dagli altri, perchè le nostre radici stanno insieme, in un groviglio vitale, dall'inizio del mondo. Esse non partono dai piedi, ma dal nostro cuore, dobbiamo solo tornare a sentire le radici e farci invadere dal loro battito.
La paura del diverso/lontano da noi che ci domina da tempi remoti, anche ora nelle moderne metropoli dove l'intolleranza è all'ordine dal giorno, dal semplice fastidio (cronico!) alla reazione violenta ... non ha senso, perchè non ha senso la paura.
Così, riconoscendo questa matrice comune, possiamo davvero accettare noi stessi in quanto diversi, e quindi gli altri... che sono nostri compagni di viaggio, che viaggiano a modo loro...
Solo così la maestra non sentirà il bisogno di dover ripetere che siamo uguali, di farlo dire ai bambini come un dogma di scolastica coniatura, perchè non avrà più importanza. Uguali o diversi? Siamo entrambi.

Miriam, siamo unici, quindi soli? No! Facciamo finta di essere uguali, ci aggreghiamo con gli altri per non essere diversi. Bene, ho perso il tema, quindi ruota libera. Anti empatia, simpatia. Io ho sempre creduto di essere diverso, ma è difficile accettarlo. Solo se accetti viene accettato. Solo se ti lasci accettare diventi accettato e, quindi, uguale agli altri. Ah, ecco il filo. Ci si dipinge "uguali" perchè si ha paura di non essere accettati. Viti, il mostro di Firenze, è diverso, eppure faceva quel po' per essere accettato. Caso estremo, mi dirai. Chiaro che se uno finge di essere simile a un altro prima o poi scoppia, va fuori. Lo pensavo oggi, in chiesa stranamente, per un anniversario. "Ma è morto il figlio di mia cugina, mi è morto il padre, ma allora siamo uguali!" In effetti la morte ci rende uguali, la vita mai. Poi uno può scegliersi la morte e sguainare la diversità anche nell'estremo atto. Vedi i suicidi. "Sono solo, diverso,mi sparo". E ammetto la mia diversità. Io non ho ancora accettato le diversità, forse perchè non mi seno ancora accettato. Basta che sennò non dormo. Ciao
RispondiEliminaciao Ettore, il punto è, secondo me, che siamo tutti uguali e diversi, uguali nella parte più profonda.. perchè siamo connessi, uniti.. siamo manifestazioni diverse di quel grande mistero chiamato esistenza o amore... uno può chiamarlo come vuole... la diversità è lo sbocciare di qualcosa di profondo che preesiste a noi.. ciaooo
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