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Sul Natale personalmente mi faccio delle domande pazzesche, e voi?

Chissà come sarà il Natale di chi non è più con noi su questa Terra? Ogni tanto in questi giorni me lo chiedo.
E' il secondo anno senza mio padre, il secondo albero che non addobba, il secondo presepe che non allestisce (lui che era maestro di entrambi!), e una quantità imprecisata di torrone, panettone e cioccolato che non condivide con noi. E tutto il resto.

Oggi più dell'anno scorso mi chiedo questa cosa: com'è il suo Natale ora? Esiste un Natale? Esiste lui così come lo conoscevo? Che cosa pensa vedendoci tra acquisti e mascherine? Ci vede?

Sappiamo che è impossibile indagare il mistero dell'Aldilà con un post di un blog, ma se nemmeno tentassimo di dare forma agli enigmi interiori, allora credo che ci atrofizzeremmo, forse diventeremmo dei cactus, pieni di spine... ma senza fiori così belli, come solo il cactus vero sa fare!

Dunque, di ritorno da questa mia divagazione, mi chiedo: com'è il Natale di chi ci guarda da lassù? E poi subito dopo mi chiedo: coloro che oltrepassato l'innominabile soglia ci guardano da lassù o da quaggiù? Sono in mezzo a noi, ci osservano? Cosa pensano di noi ora? Come vedono la nostra situazione di umani, tra shopping e pandemia?

Cosa pensano delle nostre paure e delle nostre speranze, del nostro affannarci nella risoluzione dei problemi o del nostro fregarcene, del nostro guardare senza agire, del nostro rumore senza azione, del nostro giudizio senza dare l'esempio, della nostra incoerenza o della nostra fissazione opportunistica o paurosa per la coerenza a tutti i costi.

Vedono tutto con più serenità o sentono le mille lame del dolore del mondo che scivola su di noi, da sempre cechi, ottusi, distratti? 
Non ho risposte a queste domande, ma quest'anno me le faccio più che mai, e la risposta è sempre così: l'immagine del viso di mio padre, che con gli occhioni grandi e il sorriso dolce mi osserva in un silenzio empatico. Mi guarda come se sapesse e volesse che io capissi, così, senza parole.

In questo dialogo muto io mi voglio allenare.
In quel viso, che è come un fantasma che scolpisce il mio cuore ogni giorno, io vedo annullata ogni distanza, tra noi che siamo qui e loro che sono là.

Le immagini interiori di chi amiamo sono ponti verso l'infinito di cui siamo fatti e in cui siamo immersi.
Quindi come vedono loro questo Natale? Farmi questa domanda per me è come alzare un'antenna in attesa di captare qualcosa di utile, messaggi d'amore, possibilmente.

La vita è forse il continuo tentativo di trovare risposte, è una lista di opzioni infinita che si alimenta a sua volta di nuovi enigmi.
Farsi queste domande è un trip fantastico, è un trampolino che ti può lanciare all'insù o all'ingiù.
E' il mio modo di galleggiare nel vuoto, usando le mani come remi, tra le nuvole e il fango.
Un salto pazzesco, pronti... via!



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