Mentre esco da un negozio, mentre salgo in auto, mentre apparecchio la tavola. Nei momenti della giornata in cui non sono concentrata sul lavoro, è come se si aprissero dei varchi in me, e lì, crescessero storie.
Le ho chiamate "storie di passaggio", sono una specie di flash narrativi, di incipit di romanzi, di scene di un film. Non sono viaggi mentali su di me e la mia vita, ma veri e propri spezzoni di storie che hanno come protagonista quasi sempre una donna, o nel mezzo di un'azione o di una presa di coscienza.
A volte immagino cosa dice o pensa lei, a volte mi ritrovo ad essere la voce fuori campo.
Non so se è una cosa che capita a molti, forse è la mia mente che continua ad essere connessa con una parte della mia vita che a volte trascuro, cioè la scrittura creativa, la voglia di costruire storie che possano coinvolgere e anche un po' portare lontano dai limiti quotidiani, o dentro di sé, in un posto sicuro dove tutto è possibile.
Ogni giorno io esercito scrittura e creatività per cercare di fare al meglio il mio lavoro, affinché chi si rivolge a me possa raccontare il proprio mestiere al meglio, ma è una cosa diversa. Logicamente non posso mettermi a pubblicare post sulla fine del mondo, l'inizio di una nuova storia d'amore o una guerra spaziale, nei contenuti del mio lavoro.
Quindi, probabilmente - vi avviso, questo è un maldestro tentativo di analizzarmi e un invadente e forse poco interessante condivisione con voi - quando mi ritrovo molto presa dal lavoro, quella parte del mio immaginario su cui ho fatto momentaneamente calare il sipario, si fa viva così! Pretende il suo spazio, vuole di nuovo i riflettori..
E così irrompe nei momenti di mezzo della giornata, tra una cosa e l'altra, quando stacco dal pc e dal telefono. E così, mentre prendo un caffè al bar mi ritrovo ad essere una donna sotto la pioggia, di fronte al portone di casa, che ha appena deciso di tagliare con il suo passato.
Oppure, mentre affetto il pane, divento l'ultima abitante delle Terra che parte alla ricerca di altri esseri umani, o la voce fuori campo che racconta l'arrivo di strani segni in città, segni che qualcosa di grosso sta per succedere.
Pezzi di storie sul crinale tra fantascienza, romanzo rosa e manuale di crescita personale molto "fai da te". Ma è normale? Ma alla fine chi mi può rispondere? E poi, cosa importa sapere cosa è normale (ammesso che ci si riesca a definire ciò).
Il punto è che mi succede e mi chiedo che fare: provo a sviluppare quelle storie? Lascio che la mia mente le faccia crescere poco a poco nei momenti della loro apparizione?
Una cosa ho capito negli anni, che quella parte di me che fa sbucare storie come bolle d'acqua che arrivano in superficie dalle profondità, è una parte molto potente. Che il posto in cui nascono quelle storie a pezzetti, è lo stesso posto da cui prendo energia ed ispirazione per il mio lavoro e, spesso, la fiducia nel presente per un futuro più umano.
Quei pezzi di di storie, sono versioni di me che ogni tanto mi vengono a bussare?
Miriam
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