Ieri, tornando a casa, ho notato questo albero. L'avevo visto altre volte ma ieri ho deciso di fotografarlo, ho inchiodato la macchina e l'ho immortalato. Mi ha fatto venire in mente questo passo e ho deciso di condividerlo con voi:
"[...] E sulla cima di un'altra collina c'era un albero morto, bruciato dal fuoco; nudo, grigio, senza una sola foglia. Quando guardavi quelle montagne, la loro bellezza e il loro profilo sullo sfondo del cielo azzurro, sembrava che questo albero da solo sorreggesse il cielo. Aveva molti rami, tutti morti, e non avrebbe più sentito il bacio della primavera. Tuttavia era intensamente vivo, pieno di grazia e di bellezza; era solo, senza un sostengo, senza tempo, e ti sentivi parte di esso. Pareva che volesse rimanere lassù per sempre, come pure quella grossa quercia nella valle. Questa era viva, e quello era morto, ed erano le sole cose che contassero fra quelle colline, cotte dal sole, bruciacchiate dal fuoco, avide di pioggia invernale. Vedevi la totalità della vita, compresa la tua, in quei due alberi - uno vivo, l'altro morto. E in mezzo c'era l'amore, protetto, nascosto, modesto. [...]"
(J. Krishnamurti "La sola rivoluzione")
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