Una torre a cui salta il tetto! Una
pentola a cui salta il coperchio! Tutto il contenuto fuoriesce, la
conoscenza va in frantumi (in palline colorate!) ma non tutta.. una
parte si è unita in una fiammata multi colore.. tutto salta per
aria, tutto esce, tutto fugge, tutto è liberato..
Cosa ha fatto “traboccare” il vaso? Una rivelazione? Un fatto inaspettato?.. sicuramente, nulla sarà più come prima.. è successo qualcosa che ha sconvolto la nostra esistenza, il nostro essere.. volenti o no, il nostro punto di vista si è rovesciato (i due paggi camminano sulle mani, rovesciati, come l'Appeso, arcano XII).
E' tempo di uscire dalle solite convinzioni, di esplorare nuove vie, fuori dalla porta della torre...
L'ambiente attorno invita a farlo: è azzurro (come lo spirito) e verde (come la speranza-natuta).
Cosa ha fatto “traboccare” il vaso? Una rivelazione? Un fatto inaspettato?.. sicuramente, nulla sarà più come prima.. è successo qualcosa che ha sconvolto la nostra esistenza, il nostro essere.. volenti o no, il nostro punto di vista si è rovesciato (i due paggi camminano sulle mani, rovesciati, come l'Appeso, arcano XII).
E' tempo di uscire dalle solite convinzioni, di esplorare nuove vie, fuori dalla porta della torre...
L'ambiente attorno invita a farlo: è azzurro (come lo spirito) e verde (come la speranza-natuta).
Questa carta indica la capacità di
rimettersi in gioco, di cambiare punto di vista, di far saltare le
proprie convinzioni in onore del nuovo, del cambiamento. Indica il
coraggio di uscire dal proprio recinto.
Come blocco può indicare il caos mentale ed emotivo che si può vivere dopo (o durante) un grosso cambiamento. Quando le certezze accumulate nel tempo vengono messe in discussione, si può creare confusione e anche un certo immobilismo ma non può durare a lungo.. la carta è chiara: il passo successivo è quello di uscire e di aprirsi al cambiamento... forse un cambiamento che arriva dopo una lunga “gestazione”.
Non si tratta di distruzione ma di soluzione a un problema, e c'è la possibilità che ciò avvenga in un clima di grande allegria, visto il tripudio di colori-coriandoli nell'aria!
La carta può anche riferirsi al corpo umano, visto che la torre è formata soprattutto da mattoni rosa e ha dentro una luce (gialla, che si vede dalla porta): Dio è in noi, il nostro corpo è divino e ha in sé il “seme” dell'illuminazione.
Come blocco può indicare il caos mentale ed emotivo che si può vivere dopo (o durante) un grosso cambiamento. Quando le certezze accumulate nel tempo vengono messe in discussione, si può creare confusione e anche un certo immobilismo ma non può durare a lungo.. la carta è chiara: il passo successivo è quello di uscire e di aprirsi al cambiamento... forse un cambiamento che arriva dopo una lunga “gestazione”.
Non si tratta di distruzione ma di soluzione a un problema, e c'è la possibilità che ciò avvenga in un clima di grande allegria, visto il tripudio di colori-coriandoli nell'aria!
La carta può anche riferirsi al corpo umano, visto che la torre è formata soprattutto da mattoni rosa e ha dentro una luce (gialla, che si vede dalla porta): Dio è in noi, il nostro corpo è divino e ha in sé il “seme” dell'illuminazione.
L'arcano precedente è il Diavolo, il
numero XV. Il diavolo ti mette di fronte alle tue ombre, anzi ti
immerge nelle tue ombre! E' una vera e propria discesa agli inferi..
preludio alla “botta”, all'esplosione che avviene nel XVI con La
Torre.
Alejandro Jodorowsky nel suo libro “La via dei tarocchi” traduce il nome di questo tarocco
con “la Casa Dio” e spiega che si annuncia la creazione di un
nuovo essere che si realizzerà nella Stella (arcano XVII).. e poi:
“Queste gocce gialle, rosse, azzurre
e verdi che aleggiano nell'aria esprimono la danza dell'allegria
cosmica, come per dirci che le stelle sono nostre alleate e aspettano
il nostro risveglio per apportarci la loro energia”.
E, sempre Jodorowsky, conclude così:
E se la Torre parlasse...
“Sono il tempio: il mondo intero è un altare che rendo sacro. La mia esistenza, come la vostra, dimostra con ogni battito del cuore che il mondo è divino, la carne è una celebrazione viva e la vita un incessante costruire.
Con me conoscete l'allegria che è la chiave del sacro. Sono la vita stessa, la trasformazione e la ricostruzione, la fiamma e l'energia di ciò che è vivo, di tutta la materia e di tutto lo spirito. Se volete entrare dentro di me, dovrete rallegrarvi, buttare nel fuoco i capricci infantili della tristezza e la paura e domandarvi a ogni risveglio: 'che festa è oggi?'. Sono l'allegra catastrofica della vita, il permanente imprevisto, la meravigliosa catastrofe.
Una corona difensiva mi allontanava dal mondo. Un tappo di parole antiche mi ostruiva la mente e nuvole di sentimenti cristallizzati, mummificati, pietrificati, impedivano alla luce di sorgere dalle mie pulsazioni. Un denso manto di desideri che trasformavano la mia formidabile voglia di vivere in carceriere. Ero carne senza Dio, che si consumava tra le fiamme nella propria esistenza, il mio Io divenuto prigione. Disprezzandomi, isolandomi, credendo di difendere un territorio interiore che apparteneva soltanto a me, che cosa ero io nell'oscurità di quella Torre? Padrone di che cosa? Di quale parere, di quale falsa identità? Ero soltanto l'aria rarefatta di un'oscurità egoista.
E tutt'a un tratto, dall'interno e dall'esterno è scaturita la forza innominabile, l'amore che sostiene la materia. La mia cima si è aperta, e così pure le mie fondamenta. Le energie del Cielo e della materia, unendosi, mi hanno percorsa come un uragano. Ho conosciuto il fuoco del centro della Terra, la luce del centro dell'universo. Ho ricevuto il fulcro universale, vibrante, ho smesso di essere torre: sono diventata canale. Allora è esplosa l'energia dell'unione. L'alto era il basso e il basso era l'alto. Come una formica regina, ho iniziato a generare creature allegre. Dio era dentro di me e io, senza essere Dio, ero materia in adorazione. Sapevo di poter esplodere, sapevo che ciascuno dei miei mattoni avrebbe attraversato l'infinito come un uccello. Sapevo che tutto quello che era rimasto chiuso nella materia sarebbe sbocciato tramite me. Io ero il pilastro centrale di una danza cosmica, ero semplicemente il corpo umano nella piena ricezione della sua energia originaria”.
E se la Torre parlasse...
“Sono il tempio: il mondo intero è un altare che rendo sacro. La mia esistenza, come la vostra, dimostra con ogni battito del cuore che il mondo è divino, la carne è una celebrazione viva e la vita un incessante costruire.
Con me conoscete l'allegria che è la chiave del sacro. Sono la vita stessa, la trasformazione e la ricostruzione, la fiamma e l'energia di ciò che è vivo, di tutta la materia e di tutto lo spirito. Se volete entrare dentro di me, dovrete rallegrarvi, buttare nel fuoco i capricci infantili della tristezza e la paura e domandarvi a ogni risveglio: 'che festa è oggi?'. Sono l'allegra catastrofica della vita, il permanente imprevisto, la meravigliosa catastrofe.
Una corona difensiva mi allontanava dal mondo. Un tappo di parole antiche mi ostruiva la mente e nuvole di sentimenti cristallizzati, mummificati, pietrificati, impedivano alla luce di sorgere dalle mie pulsazioni. Un denso manto di desideri che trasformavano la mia formidabile voglia di vivere in carceriere. Ero carne senza Dio, che si consumava tra le fiamme nella propria esistenza, il mio Io divenuto prigione. Disprezzandomi, isolandomi, credendo di difendere un territorio interiore che apparteneva soltanto a me, che cosa ero io nell'oscurità di quella Torre? Padrone di che cosa? Di quale parere, di quale falsa identità? Ero soltanto l'aria rarefatta di un'oscurità egoista.
E tutt'a un tratto, dall'interno e dall'esterno è scaturita la forza innominabile, l'amore che sostiene la materia. La mia cima si è aperta, e così pure le mie fondamenta. Le energie del Cielo e della materia, unendosi, mi hanno percorsa come un uragano. Ho conosciuto il fuoco del centro della Terra, la luce del centro dell'universo. Ho ricevuto il fulcro universale, vibrante, ho smesso di essere torre: sono diventata canale. Allora è esplosa l'energia dell'unione. L'alto era il basso e il basso era l'alto. Come una formica regina, ho iniziato a generare creature allegre. Dio era dentro di me e io, senza essere Dio, ero materia in adorazione. Sapevo di poter esplodere, sapevo che ciascuno dei miei mattoni avrebbe attraversato l'infinito come un uccello. Sapevo che tutto quello che era rimasto chiuso nella materia sarebbe sbocciato tramite me. Io ero il pilastro centrale di una danza cosmica, ero semplicemente il corpo umano nella piena ricezione della sua energia originaria”.

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