[Continua da Dalla mente al cuore. I due maghi e il mostro ]
Sesta e ultima parte
Il mago lasciò la sua spada a Lei affinchè le fosse utile nella ricerca del bambino magico. Lei lo guardò preoccupata: "Non temere - le disse - questa non mi serve più, per arrampicarmi sul mostro di pietra mi servono le mani!". Si lanciarono un veloce sguardo di intesa e coraggio e sparirono nella nebbia in direzioni diverse.
Il mago non dovette fare molta strada per arrivare alle "fondamenta" del mostro perchè ormai le sue enormi gambe occupavano tutta la piazza. Quando iniziò ad arrampicarsi, si accorse che non era affatto di pietra ma di una sostanza molliccia e puzzolente che non opponeva nessuna resistenza ai suoi piedi e alle sue mani. ★˚ ˛☆ ˚ ★˚ ˛☆˚ ★˚ ˛☆ ˚ ★ •*˚ ☆˚˛˚ ★˚ ˛☆ ˚ ★ •*
La cosa più difficile era mantenersi concentrato. Quello era uno di quei momenti in cui Lui non avrebbe voluto il suo potere: saper leggere la mente. Mentre saliva i pensieri malvagi e le sofferenze di migliaia di persone attraversavano la sua testa. Cose orribili, innominabili, che lui vedeva chiaramente arrivare, sovrapporsi tra loro e svanire... per poi essere sostituite subito da altre immagini ugualmente terrificanti!
Ansie, paure, preoccupazioni, egoismi, sensi di colpa, vendette, rancori, rimorsi, tristezze, false gioie, bugie e tutto ciò che di meschino la mente "addormentata" può partorire.... era lì. Questo figlio, di questa mente - che accomuna tutto il mondo - era un enorme mostro grigio il cui fiato aveva appesantito e indurito l'aria per migliaia e migliaia di chilometri.
Lì, in quel piccolo paese, si era concentrato e addensato tutto il male del mondo, creato dal mondo stesso.
Mentre si arrampicava con enorme fatica, Lui capì subito che non era in gioco solo la vita di quella piccola città ma di tutto il mondo. Sentì una grande forza nascere in lui e accelerò la scalata. Ben presto arrivò al collo del grande mostro e si fermò un attimo sulle sue spalle per riprendere fiato, prima di affrontare i suoi occhi. Sotto di lui solo nebbia e urla che arrivavano alla sua mente come frecce agli ultra suoni: "Dove sarà Lei - pensava - e chissà se ha trovato il bambino".
Lei era poco lontana. Da quando era giunta in città aveva avuto la sensazione che il bambino-magico non li avesse mai realmente salutati e che, se necessario, sarebbe stato nel luogo giusto. "Quale luogo più giusto di questo!? - pensava mentre si aggirava per le vie del paese tagliando la densa nebbia grigia con la spada - se tutto questo male è concentrato qui, il bene non dev'essere distante!". La nebbia era talmente fitta da oscurare il sole da giorni perciò la maga non sapeva neppure se fosse giorno o notte. Optò per la seconda e chiuse gli occhi per sentire se qualche sogno potesse guidarla. In mezzo a tanti sogni amari uno solo risplendeva come il sole, decise di seguire quel richiamo di luce... poi si fermò di scatto. Appena aprì gli occhi sentì una porta aprirsi e lo vide: era lui!
"Ieri ha parlato per la prima volta, ha detto che voleva venire qui, poi più nulla" disse sua mamma. "Ha anche sognato! Altrimenti non vi avrei trovato! Grazie caro bambino, grazie". Lei spiegò tutto ai genitori che capirono e le affidarono loro figlio: "Ci fidiamo di te" dissero.
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Lui ora aveva ripreso a salire, arrivò fino al naso del mostro mentale e alzò lo sguardo verso il suo. Il mago ora aveva gli occhi impiantati in quelli di quell'essere immenso: sobbalzò dalla sorpresa e dal terrore rischiando di cadere. Non era terrore verso qualcosa di malvagio ma verso qualcosa di enormemente triste. Sì, al di sopra di ogni aspettativa, quel mostro era triste, tanto... e dal suo sguardo fuoriuscivano lampi gelati di disperazione, come lacrime che si conficcavano nel volto del mago.
Tutte le sensazioni che concorrono a mettere in ginocchio una persona, erano in quegli occhi. Il mostro però non si piegava, le sue gambone reggevano. "Come fai? - disse il mago con tutta l'umanità di cui era capace - come fai a resistere?". "Resiste perchè tutti pensano che lui sia vero e che sia paurosamente potente" ... a rispondere non era il mostro - che era enorme, triste e muto - ma un altro pensiero che era arrivato fin lassù e che si era distinto da tutti gli altri. Il mago si sentì avvolgere da una dolcezza infinita, abbassò la testa e vide il bambino magico in braccio alla maga, tanto distanti ma vicinissimi.
Lui capì che quella che udiva era la voce del bambino, del suo cuore immenso e talmente aperto da comprendere ogni mente, inclusa la sua e quella del mostro!
Il bambino sapeva che il mago leggeva i pensieri, così aveva trasformato le parole del suo cuore in pensieri che - attraverso un tunnel preferenziale, immacolato e protetto - erano giunte fino a Lui.
La maga teneva il bambino in braccio, mentre tutto attorno a loro era avvolto da un vento denso e sempre più freddo. La nebbia aveva iniziato a muoversi vorticosamente e tutto sembrava sul punto di crollare. "Non c'è più tempo, guardalo e liberalo" pensò Lei dentro di sè mentre osservava Lui aggrappato al naso di quel mostro dalle mille altezze.... guardalo e liberalo, guardalo e liberalo... queste parole nacquero istantaneamente nel cuore del mago che alzò gli occhi nuovamente verso quelli di quel grande essere. Allora tutto l'amore del bambino-magico arrivò nello sguardo di Lui come un fiume di luce e di lì si gettò in quello del mostro, come un ponte salvifico. I due si guardarono negli occhi per qualche secondo. Lo sguardo del mostro ebbe un sussulto, guardò le proprie enormi mani di pietra molle, poi guardò ancora il mago dagli occhi lucenti e vide tutta la verità: che lui non esisteva. "Ecco perchè non mi piacevo" pensò tra sé e sé. Dal suo occhio sinistro scese una lacrima enorme, non gelata, ma tiepida... cadde sulla piazza senza colpire nessuno e la nebbia iniziò a diradarsi.
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Il grande essere iniziò a sciogliersi, i pensieri di morte cominciarono a scomparire e anche la mente del mago si fece più leggera, mentre la luce dei suoi occhi ritornava alla fonte, nel dolce viso del bambino che lo attendeva a terra. Il mago precipitò sulla piazza ma cadde sul morbido perchè ad accoglierlo c'era la massa di melma in cui il grande mostro si era sciolto. Balzò in piedi e abbracciò Lei e il bambino magico, mentre il sole tornava a risplendere sulla città dopo anni.
In verità non se n'era mai andato ma adesso TUTTI lo vedevano.
La paura in cui le persone avevano vissuto per tanto tempo sembrava non essere mai esistita e ben presto i resti di quel mostro ormai dimenticato si rivelarono alquanto fertili. Al posto della piazza sorse un giardino meraviglioso e i due maghi decisero di ritornare a casa, dopo aver accompagnato il bambino-magico dai suoi genitori.
Sulla via del ritorno, Lui si fermò di scatto e guardò Lei: "Non mi hai mai detto cosa hai visto nel mio sogno la notte prima che il mago-maestro ci mettesse alla prova!"... Lei chiuse gli occhi, lui entrò nella sua mente-cuore e l'abbracciò forte. Non tutto si può dire a parole.
GRAZIE!
Miriam ★˚ ˛☆ ˚ ★˚ ˛☆˚ ★˚ ˛☆ ˚ ★ •*˚ ☆˚˛˚ ★˚ ˛☆ ˚ ★ •*

Non era gratis, in cambio ho guardato il tuo cuore. È bello!... anche il racconto, ora non è più criticabile.
RispondiEliminaQuando scrivi il cuore vive le emozioni, si lascia trascinare, può battere come
quando è innamorato o impaurito o sereno... anche se scrivendo, il cuore vive situazioni immaginarie, batte sempre sinceramente.
Cancella le parole che non ti piacciono...
Ciao