S'impara vivendo che il dolore insegna più della gioia.
Prima è un punto di domanda, un dubbio. Poi il pensiero diventa esperienza, le risposte s'incarnano negli accadimenti della vita.
Ed è così: la sofferenza insegna e ispira.
Perchè? E' forse la gioia meno importante?
Eppure la perseguiamo tutta la vita.
Mi sono fatta spesso queste domande, soprattutto in questi ultimi anni in cui la vita mi ha presentato prove costellate di emozioni non facili.
E la risposta che mi sono data, e che di certo muterà col tempo, è questa:
La gioia distrae, la gioia è una cosa che vivi mentre non te ne accorgi. Mentre lei c'è, noi, spesso, siamo altrove.
Il dolore ti costringe alla presenza, ti spinge a trovare soluzioni interiori. Ti porta a sperimentare risposte, adattamenti, che spesso hanno l'abito della poesia, sotto varie forme. La sofferenza ha la capacità di farti resistere nel momento presente e allo stesso tempo di mandare la tua coscienza in cerca di aiuto in un altrove che è serbatoio di vita.
Da quel luogo portiamo indietro risposte creative.
E' lo stesso posto in cui scompariamo quando siamo nella gioia, ma usato diversamente.
Ammettiamolo, quando siamo felici che senso ha cercare altro?
La ricerca scatta quando tutto si complica, quando le prime lettere dell'alfabeto non ci bastano più, quando la cassetta degli attrezzi risulta insufficiente.
Si dice che sia utile essere presenti nei momenti di gioia per essere più pronti nei momenti difficili. Credo sia vero, ma fino ad un certo punto, il punto in cui, per essere veramente lei, la gioia richiede uno slancio verso l'alto senza ormeggi. Credo che il nostro serbatoio interiore di forza e coraggio si arricchisca sia della nostra presenza sia della nostra assenza, perchè è in quel momento che lascia entrare l'infinito a cui apparteniamo. La riserva di vita più potente e segreta.
Gioia e dolore formano i nostri ricordi ma si nutrono anche di umano obblio.
Questa è la storia di una pecora coraggiosa. Cosa ha fatto di così eroico questa pecora per essere definita coraggiosa? Ha per caso saltato un burrone a piedi pari? Ha combattuto contro un branco di lupi uscendone vincitrice? Ha salvato un intero gregge da terribili macellatori? No, niente di tutto questo, la pecora di cui vi parlo, ha semplicemente deciso di rimanere bianca, mentre tutto il mondo diventava nero. Insomma, c'era una volta una pecora bianca e, in quanto bianca, non aveva vita facile. Erano passati i tempi in cui si diceva “quello è la pecora nera della famiglia”, arrivato il XXI secolo la parola d'ordine era “Esci dal gregge, vai contro corrente, non fare quello che ti hanno sempre detto di fare!”. Ottimi consigli certo, un po' di sana trasgressione fa sempre bene, così come vanno sempre accettate di buon grado gli inviti a ragionar con la propria testa, ma in quel periodo tutto questo era stato preso alla lettera. Fino al punto che un giorno una...

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