Passano gli anni e le ombre sono sempre le stesse.
Si sono assottigliate, a volte sono anche scomparse dai miei radar distratti, ma sono sempre state presenti.
Ci sono stati momenti in cui ho cercato di farci pace, di accettarle, di guardarle con amore.
Altre volte ho finto di non vederle, tuffandomi totalmente nella luce da cui nascevano.
Mi rendo conto che la maggior parte del tempo l'ho vissuto con loro al mio fianco, come qualcosa che ti osserva interrogandoti e chiedendo attenzione, ma senza essere invadente.
Mi hanno fatto rabbia spesso, me la sono presa con loro.
So cosa sono, quelle ombre mi riguardano, fanno parte di me, sono le mie insicurezze e le mie paure, o forse, semplicemente, sono il mio pensiero autogiudicante.
Sono scure, ma è come se fossero il mio specchio e allo stesso tempo l'altro lato della medaglia.
Sono la tristezza quando sorrido, sono la preoccupazione quando affronto nuove sfide, sono la sfiducia quando mi assumo dei rischi, sono la paura quando scelgo di fare un salto nel vuoto... nelle relazioni, nel lavoro, nelle amicizie, non importa.
Sono l'ombra che nasce dal mio sole, forse fanno parte del meccanismo con cui si coltiva la propria autocoscienza.
Una cosa ho imparato a fare con queste ombre: a trasformale in domande, su di me e la vita.
A volte riesco anche a lasciarle andare senza risposta, altre volte mi ci arrovello dentro diventando io stessa un'ombra.
Allora mi trasformo in una nuvola scura da cui escono braccia che vanno verso il sole.
E la storia riparte.
Miriam

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