Faccio i conti da anni con la mia inquietudine, che non è mai uguale ma è quasi sempre presente.
Ciò non significa che non viva momenti di leggerezza, soddisfazione e gioia, ma semplicemente che fa parte di me, del mio modo di essere.
Ci sono tanti tipi di inquietudine, con tante sfumature come sono gli stati d'animo possono avere, forse più dei cieli che sbocciano sulle nostre teste. Chi la vive lo sa, l'inquietudine è quella cosa che si fa sentire come un sottofondo a tutto ciò che si vive. A volte rimane in secondo piano, a volte si fa strada nei giorni con una certa sfacciataggine.
Non mi riferisco ad un'emozione negativa che ti lascia senza scampo o ti chiude ogni orizzonte, ma un sottile e onnipresente moto dell'animo, che ti tiene in allerta, alla ricerca, che t'impedisce di smettere di farti domande.
E' quella cosa, che se riesci ad ascoltarla, ti fa fare un passo avanti. E' quella turbolenza che a volte è presente in modo massiccio e spinge per diventare altro: una canzone, una poesia, una passeggiata, una telefonata, un urlo nel mondo.
Capita che sia una bocca affamata che chiede qualcosa che non sai cos'è, o un'eco di un problema antico che chiede attenzione, oppure il vento di un nuovo cammino da iniziare.
L'inquietudine è sottile, quasi nebulizzata in mezzo alle ore che vivo. L'ho odiata, indagata, respinta, accettata, e poi ancora rigettata e ghettizzata nelle cose che non vorrei, infine riaccolta, riabbracciata, sciolta in me.
Non potrei scrivere senza di lei, e nemmeno fare tante altre cose che amo.
Con serena inquietudine
Miriam

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