Ieri sera ho visto il film "Cattive acque" (film di Todd Haynes, 2019, con Mark Ruffalo). Amo i film che narrano storie vere di battaglie per la giustizia, anche se a volte l'impressione è che ogni battaglia vinta faccia parte di una guerra infinita in cui c'è una specie di muro di gomma contro cui rimbalza ogni freccia del vero e duraturo cambiamento. Ma questo è ciò che si vede con gli occhi, quello che avviene a livello profondo è molto di più attraverso gli insegnamenti che certe storie si portano dietro, come fari nella notte.
La scena che più mi è rimasta impressa e che ho fotografato rudimentalmente (il fantasmino arancione nell'immagine è il riflesso del lampadario sullo schermo della tv), credo contenga in nuce la potenza che poi si dispiega nel resto della pellicola (amo chiamarla così, non si offenda il digitale!). Mi riferisco alla scena in cui il protagonista (avvocato che cerca le prove della tossicità di un elemento chimico utilizzato da una grande industria) è all'inizio della sua indagine e si ritrova solo in una stanza stracolma di scatole piene di documenti da visionare. Sono centinaia di contenitori, migliaia di fogli da sfogliare e leggere, per capire cosa sta succedendo e iniziare così un vero cammino di giustizia per le persone che si sono ammalate, che sono morte, che hanno visto la propria terra e i propri animali subire gravissime conseguenze a causa del territorio avvelenato.
La grande multinazionale utilizza la tecnica del "non ce la farai" e di fronte alla richiesta di chiarimenti, inonda il giovane avvocato di carta. Ma lui non affoga, e non esce da quelle acque. Si guarda attorno, apre il primo scatolone (che gli si è rovesciato davanti), legge il primo foglio, scrive il primo appunto sul primo post it e lo attacca sullo scatolone. Mentre lo fa si guarda attorno annuendo, come a dire a se stesso "accetto la sfida". E' l'inizio della vera battaglia. Riuscirà nel suo intento in anni di lavoro ed enormi difficoltà. Non avrebbe raggiunto nessun risultato se quel giorno, sommerso dalle scatole dell'arroganza del potere, avesse deciso di rinunciare.
Questa scena mi ha fatto venire in mente una storia di Alejandro Jodorowsky che mi pare sia all'incirca così: un villaggio non riceve i raggi del sole perché rimangono dietro ad una grande montagna e un anziano esce di casa armato di cucchiaino. "Cosa stai facendo, vuoi spostare la montagna con quello?" gli chiesero i compaesani ridendo, e il vecchio rispose "non posso spostarla con un cucchiaino ma posso iniziare". Il segreto è INIZIARE. Il male del mondo conta tanto sul fatto che tu non inizierai nemmeno a fare ciò che di buono, di bello, di giusto, hai in mente.
Inizia, ora.

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