Il quadro che vedete è "The Sleepers and One that Watcheth" (I dormienti e colui che veglia, Simeon Solomon, 1867): ad una recente mostra è tra quelli che mi ha colpito di più. Sono rimasta incantata dall'atmosfera sognante e subito mi sono detta "Io sono quello con gli occhi aperti" e poi un altro pensiero: "chissà chi è quello più sveglio". Non considerando minimamente che il mondo di significato di un'opera d'arte possa essere circoscritta al suo titolo, questo quadro ha innescato in me un viaggio mentale che per vostra grande gioia ho deciso di condividere in questo post.
Innanzitutto ho pensato di essere io il ragazzo "sveglio" perché solitamente, in qualsiasi contesto (in casa, in famiglia, in viaggio ecc..) mi ritrovo sempre ad essere quella che si sveglia prima e aspetta che gli altri si sveglino. Se c'è un rumore durante la notte, sono quella che lo sente, se c'è una piccola scossa di terremoto, sono quella che la sente. Non sto dicendo che soffro d'insonnia ma che mi sveglio presto e mi sveglio facilmente se ci sono rumori. Quindi il mio sentirmi quello sveglio non è perché penso di essere più sveglia in generale, anzi! Forse è proprio il contrario... ho infatti immaginato che i due giovani dormienti avessero la capacità di affidarsi a Morfeo senza timore, a dispetto dell'altro, che sta sveglio per vigilare... ma forse no. Forse non riesce a chiudere gli occhi, a farsi trasportare nei mondi astrali, dove tutti finiamo quando ci addormentiamo.
Dunque la domanda è: i due ragazzi che dormono sono tranquilli perché il loro amico veglia su di loro o il loro amico rimane sveglio perché incapace di sentirsi sereno?
Poi, mentre ero tutta presa da questo dilemma, mi è capitata una frase: "Il cane è l’animale più vigile, eppure dorme tutto il giorno" scritta da Georg Lichtenberg, il quale dunque sarebbe più propenso alla seconda opzione. Essere vigili va inteso come un sentire interiore che non dorme mai, tipo John Wayne cowboy che dorme con un occhio aperto. Il cane ovviamente se la cava meglio: può tranquillamente dormire che vigila ugualmente (forse perché invece di pensare sente). Ad ogni modo, senza addentrarci nel mondo canino nè in quello del far west (che viaggio! vi avevo avvisato!), possiamo ben dire che tenere gli occhi aperti non significa necessariamente essere più svegli di chi li ha chiusi. Anzi, forse in tanti si dovrebbero allenare a chiuderli, affidandosi agli affascinanti accadimenti della vita anche quando tutto è tenebre, cosa sempre meno facile: "Se sento rumore, sento dei ladri; se non sento nulla, vedo dei fantasmi" affermava Jean-Jacques Rousseau attestando la deriva mentale in cui già l'umanità si avviava nel '700 .
"Non c'è pace tra gli ulivi!" mi viene da esclamare: se non c'è dentro di noi, in nessun posto può esserci.
"Chiudiamo gli occhi e apriamo il cuore!" Sarebbe la degna conclusione di questo post ma non prima di aver almeno sfiorato il significato più semplice e immediato del quadro: dormiamo tranquilli che qualche anima buona veglia su di noi. Non è una cosa banale: chissà quante persone di oggi e di ieri, vegliano su di noi e non lo sappiamo.
Avviandomi alla conclusione posso ben dire che se vuoi fare un bel viaggio ma non puoi partire, vai a vedere una mostra, e vedrai che te lo fai! Niente che sorga dall'ispirazione e dalla creatività può rimanere nei confini di una cornice o di un significato univoco, si chiama trascendenza e l'arte ne è maestra: l'opera si sgancia da ogni catena, compresa l'intenzione di chi l'ha concepita, per volare libera e mettersi a disposizione di ogni possibile viaggio interpretativo, anche del tuo! Non avere paura di perderti perché se hai un centro vigilante potrai solo continuamente ritrovarti.
"Con ogni cura vigila sul cuore perché da esso sgorga la vita" (libro dei Proverbi, antico testamento)

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