Caso Priebke. O meglio, caso salma di Priebke. Sì, perchè dopo che ha concluso la sua esistenza terrena praticamente indisturbato dalla "giustizia" umana, ora c'è chi vuole far "giustizia" negando sepolture e funerali... e sputando sul feretro.
Insomma, questo morto dove lo metto? Sembra il ritornello giusto di questo periodo.
E' comprensibile la diversità di sensibilità e opinioni di fronte ad un tema così scottante ma trovo impressionante ascoltare i "giustizieri da bar" che in nome della civiltà e del rispetto per le vittime dell'olocausto, propongono di bruciare o di sottoporre ad altri "fantasiosi" trattamenti macabri il corpo di Priebke.
Non volevo scrivere nulla di questa ennesima misteriosa pagina di cronaca (dis)umana ma poi ho pensato che l'unica cosa che m'impediva di farlo era il timore di essere giudicata "nazista"o cose simili... e dato che ho deciso di non farmi condizionare da ciò che pensano gli altri di me (e io di me stessa!), ho scelto di scrivere.
Ho aperto un blog per dire la mia a 360 gradi e voglio continuare a farlo.
Non sono una nazista-fascista, anzi chi mi conosce sa che se in passato avessi dovuto scegliere un'etichetta, quella che mi sarebbe stata meno stretta sarebbe stata quella di comunista o di centro sinistra, con tutte le sfumature tragi-comiche che questi "timbri" si portano dietro.
Oggi, che più che mai non mi sento di appartenere a nessun "ismo", voglio dire chiaro e tondo che provo un dispiacere misto a tenerezza verso questo accanirsi su ogni fatto che la storia ci consegna.
Dispiacere perchè vedo che lo stesso odio-paura che caratterizzò le infauste pagine del nazi-fascismo, come un filo rosso, è ancora in mezzo a noi... sia in chi sostiene ancora quelle idee, sia in chi le combatte, o dice di combatterle. Dispiacere per la diffusa incapacità, o mancanza di volontà, di vedere come la rabbia e la vendetta (perchè di questo si tratta se si ragiona con sincerità) non possano far altro che alimentare ciò che causò l'olocausto e tutta la morte di quel periodo... e quella di oggi, nel mondo! E' come un meccanismo che a grandi falcate continua ad innescarsi dal passato al presente, perpetuando quel passato nel futuro. Tenerezza: perchè vedo un mondo ancora impregnato di paura, paura del grande potere di andare oltre l'odio e il male che abbiamo dentro di noi. E tutto avviene in totale (o quasi) inconsapevolezza.
Il corpo di Priebke, così come tanto altro, è l'oggetto di sfogo di un'umanità che non cerca il vero interruttore che può cambiare le cose. E' come se il desiderio di puntare il dito (che non ha nessuna utilità) superasse quello di mettere in pratica ciò che professiamo! E' come se scegliessimo di "dar contro" qualcuno (a volte con sadismo) solo per sentire di avere un senso... per sentirci vivi.
Ci sono eccezioni, credo, ma poche, e ben vengano.
Credo fermamente che questo accanirsi sia proprio ciò che non potrà mai renderci migliori di ora, semmai peggiori, molto vicini a ciò che condanniamo nell'altro.
La vera giustizia è quella che si libera dai meccanismi del passato e imposta una direzione totalmente nuova. Il vero cambiamento è nel creare un nuovo solco, lasciando stare chi si ostina nel vecchio, magari in fila alla tomba di Priebke per osannarlo o sputarci sopra. Se non alimentiamo conflitti e divisioni, presto saranno ben pochi - a braccio teso o a pugno chiuso - a battere quella strada su cui rimarrà il passato, da solo, con il suo valore in quanto memoria e insegnamento.
Forse è vero che sarebbe stato tutto più semplice se Priebke fosse stato seppellito in silenzio, ma ciò non è avvenuto. E non è un caso. Il suo cadavere in giro per la cronaca mondiale è una provocazione ben riuscita (consapevole o meno) a cui tutti, o quasi, abbiamo abboccato... impedendoci di trasformarla in occasione di cambiamento! di vero atto di volontà! ... Un'altra pietra scagliata, e dopo, ci sentiamo tutti più leggeri... fino al prossimo scandaloso testimone del passato su cui sfogare la nostra rabbia per un presente che viviamo in modo cieco.
A molti suonerà come una bestemmia, ma Priebke ha già avuto il suo perdono divino. A lui non cambia nulla se noi, viventi di oggi, lo odiamo e non lo perdoniamo. Nessuno di noi è in grado di perdonarlo, come non siamo in grado di farlo in ogni piccola cosa del nostro quotidiano. Non possiamo perdonare ma non siamo in grado nemmeno di fare giustizia, Chiesa compresa. La condizione umana di oggi non può mettere in opera queste due cose, se non in modo distorto.
Ma per avere davvero una società umana e civile, se davvero la vogliamo, possiamo fare una cosa: smettere di giudicare, soprattutto quando si tratta di un corpo senza vita. Se proprio non vogliamo rispettarlo, almeno concediamogli una serena indifferenza, lasciando il tutto a chi deve occuparsi dei suoi ultimi metri verso la tomba. Continuiamo a credere e a vivere la parte sana di ciò che ha permesso il superamento del nazi-fascismo e arricchiamola di passi avanti... per non tornare indietro!
Ricordo molto bene la mia visita al campo di concentramento di Mauthausen, ho vive ancora le lacrime sulle mie guance, e tutte le altre che verso ogni volta che penso al dolore immenso di quelle persone. Sono fatti inconcepibili, che se hanno un senso, di sicuro ci è inaccessibile. Ha senso però evitare che tale follia si ripresenti, in tutte le sue possibili varianti. Per quanto mi sforzi non riesco a trovare un nesso tra il disprezzo di oggi verso la salma di Priebke e un'ipotetica giustizia verso tutto il dolore che le sue azioni provocarono. L'unico collegamento, io lo vedo con la rabbia, e non mi piace.
Davvero, un domani, racconteremo con orgoglio ai nostri figli di aver protestato contro la sepoltura di un uomo, o di aver imprecato contro la sua bara?
Davvero siamo convinti che questi gesti possano servire a spegnere le ceneri dell'odio razziale, religioso eccetera? L'odio alimenta l'odio, qualsiasi forma esso assuma.
Vorrei concludere con una citazione:
"Ho passato anni e anni da donna arrabbiata di sinistra prima di capire che una generazione piena di rabbia non può portare la pace. Tutto quello che facciamo è impregnato dell'energia con cui lo realizziamo. Come diceva Ghandi: 'dobbiamo essere il cambiamento'. Ciò che l'ego non vuole permetterci di capire è che le pistole di cui dobbiamo disfarci prima di tutto sono quelle che abbiamo nella nostra testa" (Marianne Williamson)
Un abbraccio
Miriam
Insomma, questo morto dove lo metto? Sembra il ritornello giusto di questo periodo.
E' comprensibile la diversità di sensibilità e opinioni di fronte ad un tema così scottante ma trovo impressionante ascoltare i "giustizieri da bar" che in nome della civiltà e del rispetto per le vittime dell'olocausto, propongono di bruciare o di sottoporre ad altri "fantasiosi" trattamenti macabri il corpo di Priebke.
Non volevo scrivere nulla di questa ennesima misteriosa pagina di cronaca (dis)umana ma poi ho pensato che l'unica cosa che m'impediva di farlo era il timore di essere giudicata "nazista"o cose simili... e dato che ho deciso di non farmi condizionare da ciò che pensano gli altri di me (e io di me stessa!), ho scelto di scrivere.
Ho aperto un blog per dire la mia a 360 gradi e voglio continuare a farlo.
Non sono una nazista-fascista, anzi chi mi conosce sa che se in passato avessi dovuto scegliere un'etichetta, quella che mi sarebbe stata meno stretta sarebbe stata quella di comunista o di centro sinistra, con tutte le sfumature tragi-comiche che questi "timbri" si portano dietro.
Oggi, che più che mai non mi sento di appartenere a nessun "ismo", voglio dire chiaro e tondo che provo un dispiacere misto a tenerezza verso questo accanirsi su ogni fatto che la storia ci consegna.
Dispiacere perchè vedo che lo stesso odio-paura che caratterizzò le infauste pagine del nazi-fascismo, come un filo rosso, è ancora in mezzo a noi... sia in chi sostiene ancora quelle idee, sia in chi le combatte, o dice di combatterle. Dispiacere per la diffusa incapacità, o mancanza di volontà, di vedere come la rabbia e la vendetta (perchè di questo si tratta se si ragiona con sincerità) non possano far altro che alimentare ciò che causò l'olocausto e tutta la morte di quel periodo... e quella di oggi, nel mondo! E' come un meccanismo che a grandi falcate continua ad innescarsi dal passato al presente, perpetuando quel passato nel futuro. Tenerezza: perchè vedo un mondo ancora impregnato di paura, paura del grande potere di andare oltre l'odio e il male che abbiamo dentro di noi. E tutto avviene in totale (o quasi) inconsapevolezza.
Il corpo di Priebke, così come tanto altro, è l'oggetto di sfogo di un'umanità che non cerca il vero interruttore che può cambiare le cose. E' come se il desiderio di puntare il dito (che non ha nessuna utilità) superasse quello di mettere in pratica ciò che professiamo! E' come se scegliessimo di "dar contro" qualcuno (a volte con sadismo) solo per sentire di avere un senso... per sentirci vivi.
Ci sono eccezioni, credo, ma poche, e ben vengano.
Credo fermamente che questo accanirsi sia proprio ciò che non potrà mai renderci migliori di ora, semmai peggiori, molto vicini a ciò che condanniamo nell'altro.
La vera giustizia è quella che si libera dai meccanismi del passato e imposta una direzione totalmente nuova. Il vero cambiamento è nel creare un nuovo solco, lasciando stare chi si ostina nel vecchio, magari in fila alla tomba di Priebke per osannarlo o sputarci sopra. Se non alimentiamo conflitti e divisioni, presto saranno ben pochi - a braccio teso o a pugno chiuso - a battere quella strada su cui rimarrà il passato, da solo, con il suo valore in quanto memoria e insegnamento.
Forse è vero che sarebbe stato tutto più semplice se Priebke fosse stato seppellito in silenzio, ma ciò non è avvenuto. E non è un caso. Il suo cadavere in giro per la cronaca mondiale è una provocazione ben riuscita (consapevole o meno) a cui tutti, o quasi, abbiamo abboccato... impedendoci di trasformarla in occasione di cambiamento! di vero atto di volontà! ... Un'altra pietra scagliata, e dopo, ci sentiamo tutti più leggeri... fino al prossimo scandaloso testimone del passato su cui sfogare la nostra rabbia per un presente che viviamo in modo cieco.
A molti suonerà come una bestemmia, ma Priebke ha già avuto il suo perdono divino. A lui non cambia nulla se noi, viventi di oggi, lo odiamo e non lo perdoniamo. Nessuno di noi è in grado di perdonarlo, come non siamo in grado di farlo in ogni piccola cosa del nostro quotidiano. Non possiamo perdonare ma non siamo in grado nemmeno di fare giustizia, Chiesa compresa. La condizione umana di oggi non può mettere in opera queste due cose, se non in modo distorto.
Ma per avere davvero una società umana e civile, se davvero la vogliamo, possiamo fare una cosa: smettere di giudicare, soprattutto quando si tratta di un corpo senza vita. Se proprio non vogliamo rispettarlo, almeno concediamogli una serena indifferenza, lasciando il tutto a chi deve occuparsi dei suoi ultimi metri verso la tomba. Continuiamo a credere e a vivere la parte sana di ciò che ha permesso il superamento del nazi-fascismo e arricchiamola di passi avanti... per non tornare indietro!
Ricordo molto bene la mia visita al campo di concentramento di Mauthausen, ho vive ancora le lacrime sulle mie guance, e tutte le altre che verso ogni volta che penso al dolore immenso di quelle persone. Sono fatti inconcepibili, che se hanno un senso, di sicuro ci è inaccessibile. Ha senso però evitare che tale follia si ripresenti, in tutte le sue possibili varianti. Per quanto mi sforzi non riesco a trovare un nesso tra il disprezzo di oggi verso la salma di Priebke e un'ipotetica giustizia verso tutto il dolore che le sue azioni provocarono. L'unico collegamento, io lo vedo con la rabbia, e non mi piace.
Davvero, un domani, racconteremo con orgoglio ai nostri figli di aver protestato contro la sepoltura di un uomo, o di aver imprecato contro la sua bara?
Davvero siamo convinti che questi gesti possano servire a spegnere le ceneri dell'odio razziale, religioso eccetera? L'odio alimenta l'odio, qualsiasi forma esso assuma.
Vorrei concludere con una citazione:
"Ho passato anni e anni da donna arrabbiata di sinistra prima di capire che una generazione piena di rabbia non può portare la pace. Tutto quello che facciamo è impregnato dell'energia con cui lo realizziamo. Come diceva Ghandi: 'dobbiamo essere il cambiamento'. Ciò che l'ego non vuole permetterci di capire è che le pistole di cui dobbiamo disfarci prima di tutto sono quelle che abbiamo nella nostra testa" (Marianne Williamson)
Un abbraccio
Miriam

Ti avevo fatto un commento preciso ma...si è cancellato. Le mie cose più belle se ne vanno ...
RispondiEliminaCiao, ancora? Mo davvero? cavoli però mi incuriosisci!!! Ciao, buona giornata e grazie come sempre!! :-)
EliminaTe lo sintetizzo, Miriam. Se "vinceva" la Germania, e aveva "uomini" come Priebke al comando, tu ed io non nascevamo. La Germania ci avrebbe "asfaltato". E sono sicuro che se non ci fossero stati gli USA , Stalin avrebbe spazzato via il popolo tedesco, che si macchiò, non tutto, di nefandezze inenarrabili. Ho scritto altre cose, ma stoppo qui. Ciao bacioni
RispondiEliminaVero.. oppure no... non lo sapremo mai... la storia non si fa con i si.. ad ogni modo, ammesso che ci avrebbero asfaltato... credo comunque che indignarsi per i suoi funerali o sepoltura sia energia sprecata, che potrebbe essere usata per cose più utili... zaooo
EliminaTanta gente secondo me ha tenuto a freno la rabbia per tanti anni, non uccidendolo, non facendogli fare la fine orribile di Gheddafi, distrutto dal suo popolo e una maschera di dolore. Chiaro che la rabbia prima o poi doveva arrivare. E si è scatenata, secondo me giustamente, sulla sepoltura. Ciao. La Germania di Hitler prima o poi sterminava tutti. Meglio gli americani, te lo dico io.
RispondiEliminaSono fiero degli Italiani, hanno lasciato vivere il prieb rispettando la vita di un essere umano "qualsiasi", hanno poi solo chiesto che venisse sepolto da un'altra parte.
RispondiEliminaMi spiace Miriam, troppo facile prendersela con chi ha sofferto e giudicare due "grida", l'insensibilità, come quella che in questo post divulghi quale rimedio alla stupidità è la stessa "malattia" del Priebke...
P.s.
...inutile il mio nome, sono ciò che scrivo...
Ciao, non mi sembra di divulgare "insensibilità", ma suppongo che ognuno legga e percepisca a proprio modo.. come succede per gli avvenimenti di cronaca.. ho visto immagini e sentito frasi piene di rabbia, così ho esternato il mio pensiero secondo cui in questo modo si perpetui il cortocircuito dell'odio.. sul fatto che io abbia la stessa malattia del "Priebke" è assai probabile, forse ce l'abbiamo tutti ma non vogliamo vederla perchè le nostre ombre ci terrorizzano...
Eliminavabbèèèè buona a te!! ciao
Mai arrendersi, sono insensibile anch'io, lo so, so che è una guerra persa pretendere di non esserlo... ma se non combatto le guerre perse in partenza, vinco sempre, mi annoio e mi cresce l'inconscio...
EliminaIvan
...rileggendo... effettivamente... ho esagerato... ho dedicato troppo tempo alla politica e ho ancora i ferri in mano, Ciao scusa, è stato un piacere commentare finalmente, almeno per una volta, post normali di persone belle e basta.
RispondiEliminaMi fa piacere quando qualcuno commenta, a prescindere! A volte scrivo cose "estreme" che so che possono urtare la "sensibilità" delle persone... e a dir la verità sotto ciò che scrivo ci sono idee ancora più "eretiche"... perciò don't worry! grazie
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