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Tra botte e indifferenza, resiste la voce delle utopie



“Nella vostra protesta guardate all’Italia, perchè quello che succede là vi riguarda. Se l’Italia collassa, l’Europa collassa. E se l’Europa collassa, gli Usa non sono più al sicuro [...] Ora il Paese è in uno stallo senza precedenti, una crisi apparentemente senza soluzioni. Non avendo premiato il merito, non avendo investito sul talento, l’Italia ora sembra un paese dove realizzarsi è impossibile. L’unica via è l’immigrazione. Quando guardate all’Italia potreste vedere il vostro futuro. Ma in Italia coloro che resistono stanno guardando anche a voi [...]”
A parlare è Roberto Saviano, ad ascoltare sono i ragazzi di Zuccoti Park, quelli del movimento Occupy Wall Street. 
Succede una cosa strana, che forse tanto strana non è. Sembra che il sogno americano inizi a coincidere con quello italiano e viceversa. Un filo sottile ma resistente unisce gli indignati italiani a questi americani che sono scesi in piazza, anche se loro piazze non hanno, anche se non sono abituati a farlo spesso. Sono scesi nelle strade, nelle loro larghe strade, hanno piantato tende a Zuccoti Park. Hanno preso le botte a Zuccoti Park. Hanno fatto il giro del mondo le immagini della ventenne Portland Liz mentre si becca in piena faccia (e a bocca aperta) una “bella” spruzzata di spry urticante. Lo hanno visto tutti il viso di Dorli Rainey, 84 anni, inondata di spry al peperoncino in volto.
Cosa succede? Qualcosa succede. Succede che questo “pugno” di persone continua a protestare, a farsi sentire. Succede che non è una cosa momentanea, che questo movimento indignato continua a esistere e a vivere. Gli indignati di piazza Santa Croce in Gerusalemme a Roma sono in contatto con i ragazzi americani, ne riportano i racconti nel loro sito, li definiscono i “fratelli americani”. Dopo gli indignados spagnoli – gli apripista di questo cammino – l’ideale corteo del dissenso si è allungato.
Il resto del mondo va avanti a suo modo, in Italia c’è stato un cambio di governo, in Europa continuano a studiare piani per il salvataggio economico di “tutti” i Paesi. La Grecia stenta a rialzarsi in piedi, la Francia inizia ad arrancare sotto numeri che diventano sempre più ostili, anche la grande e forte Germania non è più al sicuro, mentre la Spagna va alle urne tenendo le dita incrociate. Gli Stati Uniti lottano contro una crisi infinita interconnessa con l’Europa.
I governi non subiscono interferenze concrete da parte dei movimenti indignati ma questo non è sufficiente a farli desistere.
All’inizio pensavo che questi ragazzi facessero bene a protestare, poi ho pensato che non serviva a nulla quello che facevano. Poi, ancora, ho modificato la mia opinione: Non è vero che la loro protesta non serve a nulla. Ogni voce è preziosa, ogni strada che si apre merita di essere esplorata. Ho pensato ai miei mille dubbi sulla situazione italiana, sulle possibili soluzioni. Ho pensato che pensare alla sola Italia è riduttivo. Ho pensato ai ragazzi di Zuccotti park, a quante ne hanno prese. A quanto il loro solo esistere mi fa sentire parte di una storia più grande, che va oltre il giardino italiano di casa mia.
Queste persone sono lo spirito critico che non deve mai mancare, soprattutto quando l’emergenza delle situazioni richiede ai governi di agire in fretta, come sta succedendo adesso. Gli Occupy Wall Street e gli indignati – e tutti quelli che li sostengono – sono quel soffio portatore di utopie che può originare la scintilla del cambiamento. Un insieme di messaggi di pace, giustizia ed equità oltre le ideologie, che sembrano irrealizzabili nella realtà, ma che solo credendoci possono originare piccoli passi di concretezza.
Se non ci fossero questi ragazzi e ragazze, questi uomini e donne che ogni giorno si attivano per farsi sentire, come sarebbe il panorama umano mondiale? Saremmo un insieme di popoli che guarda la tv su cui passano le notizie di ciò che i grandi hanno deciso. Saremmo milioni di persone con tanti dubbi e tanta rabbia per tante ingiustizie, ma mute, senza una voce… Nessun piccolo fischio all’orecchio giungerebbe a chi comanda.
Chi protesta è come un sottofondo che “disturba” il cammino ufficiale dei potenti, quel sibilo che sussurra il dubbio nelle loro menti.
Io credo che questo vento del cambiamento continuerà a soffiare, a scompigliare i capelli sui palchi dei congressi politici e istituzionali. Continuerà perchè portatore di sogni o utopie – chiamateli come volete – che per quanto appaiono irraggiungibili sono però davanti agli occhi di tutti. Quindi, se riusciamo a vederlo, questo mondo diverso, perché non alzare le mani verso il cielo e cercare di raggiungerlo?

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