Passa ai contenuti principali

La donna senza cuore



Aveva sofferto molto nella sua vita, per questo aveva il cuore spezzato. Se ne andava in giro con il cuore tenuto insieme con lo scotch.

Inizialmente era stato abbastanza facile per lei fare apparire il suo cuore integro, era diviso in due pezzi perciò bastava un po' di scotch messo bene... poi, dopo qualche mese i pezzi divennero tre, poi quattro... insomma... con gli anni il suo cuore era andato in mille frantumi...
Era già un miracolo che riuscisse a tenerlo insieme, ma nascondere le cicatrici era diventato un'impresa impossibile.....


Ogni sera, arrivata a casa, riponeva il cuore sul comodino e andava a dormire, ogni tanto nella notte si svegliava e vedeva il suo povero cuore spezzato giacere, solo, accanto a lei, ai piedi della bagiour... lo guardava e piangeva per lui: "povero cuore - pensava - come ti hanno ridotto, e pensare che una volta eri giovane, splendente e integro.. e tutti pensavano che fossi un bel cuore forte.. e invece sei la parte più debole di me”.

Quando andava in giro, non si avvicinava quasi nessuno.. le persone vedevano il suo cuore spezzato e subito la evitavano... era inutile, per quanto si sforzasse di apparire intero, quel cuore aveva ormai delle cicatrici troppo evidenti... a volte qualcuno si avvicinava a lei incuriosito dal suono della sua voce e dal suo portamento, ma dopo averla conosciuta un po' avevano paura e pensavano: “ma questa ragazza ha un cuore malridotto, è troppo fragile, non voglio essere responsabile del suo definitivo sbriciolamento!” Così, convinti di proteggerla, la evitavano..

Allora, se nessuno voleva il suo cuore, decise che non lo voleva neppure lei. Una sera, come sempre, si tolse il cuore prima di andare a dormire, ma il mattino dopo non lo riprese... si alzò, si vestì e uscì di casa senza cuore, senza il suo solito cuore spezzato. Lo lasciò sul comodino e si tuffò nel mondo senza di lui, per la prima volta. Si meravigliò un pochino quando scoprì che anche senza cuore si poteva vivere benissimo! Andò al lavoro come sempre, andò a pranzo con i colleghi come faceva ogni giorno... tutto uguale, tranne una cosa: si sentiva più forte.
Pensando il suo cuore al sicuro, a casa, la donna non aveva più nessuna paura di ferirlo, così, per alcuni giorni, si gettò a capofitto nelle relazioni umane, come non aveva fatto mai. Non poteva credere a se stessa!!! Le persone ora si avvicinavano a lei e lei non le respingeva, e loro non scappavano! Conobbe anche qualche uomo interessante, allacciò un paio di relazioni, si fece nuovi amici.

Poi un giorno, mentre sorseggiava una tazza di tè davanti alla finestra, un uccellino si posò sul ramo della pianta che aveva in giardino: la guardò per un istante con il suo grazioso musetto e poi volò via. Lei lo fissò, poi ebbe un sobbalzo: niente, non aveva sentito niente. Aveva osservato con gli occhi quella tenera creatura, l'aveva vista atterrare di fronte a lei e poi riprendere il suo volo. Un momento raro, magico, ma di quella magìa lei non ne aveva assaporata nemmeno un goccio. Com'è possibile che tutto questo mi lasci indifferente? Si chiese, poi chiuse gli occhi sforzandosi di sentire dentro di sé la bellezza di quel momento: NIENTE.
Si accorse d'un tratto che nulla aveva sentito quando aveva conosciuto quell'uomo distinto e interessante, niente durante la loro romantica serata, nulla l'aveva emozionata. L'unico sentimento che l'aveva accompagnata in quei giorni era la mancanza di paura e la sensazione elettrizzante che ciò le provocava. Per il resto, nulla: la paura non c'era più, ma non c'era nemmeno più tutto il resto, quella infinita gamma di emozioni che da ritmo alla vita.

Corse in camera, pose lo sguardo dove da giorni non aveva più guardato: sul suo cuore. Era ancora lì, doveva l'aveva lasciato quella mattina, sul comodino, sotto la bajour. Provò pena per lui, abbandonato come un soprammobile da colei che per tutti quegli anni era stata la sua casa.
Lo prese in mano e lo rimise al suo posto: dentro di sé.

Tornò nel mondo contenta di avere con sé il suo povero vecchio cuore acciaccato, che sobbalzava dal timore ogni ora del giorno, ma anche dalla gioia ogni volta che un raggio di sole entrava nella sua vita. Decise di avere più cura di lui, di fargli arrivare più luce che buio. Usò tutto la volontà che aveva in corpo per far tacere la mente che (come sempre!) la tormentava con la misurazione dei pro e dei contro che l'avere un cuore comporta!
Oltre all'importanza del suo cuore, la donna aveva capito un'altra cosa: che dentro di sé aveva una consapevolezza che andava oltre il cuore e la mente, la stessa che, in quei giorni senza cuore, le aveva fatto percepire il vuoto dentro, la mancanza di emozione. Forse era l'anima, pensava, ma era comunque qualcosa di tanto profondo quanto vero.

E per tanto tempo ringraziò quell'uccellino che si era posato sul suo albero.

Commenti

Post popolari in questo blog

Storia di una pecora bianca che voleva rimanere bianca

Questa è la storia di una pecora coraggiosa. Cosa ha fatto di così eroico questa pecora per essere definita coraggiosa? Ha per caso saltato un burrone a piedi pari? Ha combattuto contro un branco di lupi uscendone vincitrice? Ha salvato un intero gregge da terribili macellatori? No, niente di tutto questo, la pecora di cui vi parlo, ha semplicemente deciso di rimanere bianca, mentre tutto il mondo diventava nero. Insomma, c'era una volta una pecora bianca e, in quanto bianca, non aveva vita facile. Erano passati i tempi in cui si diceva “quello è la pecora nera della famiglia”, arrivato il XXI secolo la parola d'ordine era “Esci dal gregge, vai contro corrente, non fare quello che ti hanno sempre detto di fare!”. Ottimi consigli certo, un po' di sana trasgressione fa sempre bene, così come vanno sempre accettate di buon grado gli inviti a ragionar con la propria testa, ma in quel periodo tutto questo era stato preso alla lettera. Fino al punto che un giorno una...

Il tempo dei cervi

Era il tempo dei cervi, una manciata d'anni fa che però sembra un'altra vita. Il passato è una bolla volante che ci racconta storie... di quelle magiche che non muoiono mai. Come questa... Andavo a camminare la mattina all'alba. Percorrevo  il sentiero sul Rubicone e molto spesso vedevo una famiglia di cervi (che forse erano daini o caprioli...). Li vedevo camminare tranquillamente sui pendii che ci sono tra la Villa Di Bagno e il centro sportivo Seven. Sbucavano tra una macchia di vegetazione e l'altra... prima alcuni adulti e poi altri piccoli... ed inutile dirlo, quando incontri creature del genere tutto si ferma. E io mi fermavo, stavo immobile ad osservarli... e loro spesso osservavano me... si fermavano per qualche istante e poi ripartivano. Io trattenevo il fiato dall'emozione e perché temevo di spaventarli col minimo movimento. Tra noi c'erano il fiume, qualche metro di terreno e mille misteri. Era diventato ormai un appuntamento quotidiano... al mattino...

La foglia che non voleva staccarsi dal ramo

Il vento fresco aveva iniziato a soffiare da fine agosto, e già parecchie di loro si erano lasciate cadere, finendo sul terreno calpestato dai bagnanti. Nel viale alberato a pochi passi dal mare, la foglia pensava alla sua fine imminente con paura: "non voglio staccarmi dal ramo - diceva a se stessa - non voglio staccarmi da te - diceva all'albero - con gli occhi gonfi di lacrime". L'albero pensava che in vita sua era la prima volta che una foglia gli aveva valuto così bene e la rincuorava come poteva: "Non hai nulla da temere, quando ti staccherai da me e ti lascerai cadere nel vuoto sarà bellissimo, sarà come volare". La foglia si sentiva sempre più stanca, mentre il suo colore, da verde, diventava giallo con infuocate sfumature rosse: "Sei sempre più bella - le diceva l'albero - guàrdati, sembri una candela accesa.. per questo ti devi staccare, altrimenti finirai per bruciarmi!" e tentavano, entrambi, di sorridere... Poi, arrivò quel...