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Viaggio essenziale


Noi non conosciamo noi stessi. Passiamo la vita a descriverci, ad esporre agli altri i tratti del nostro carattere, tra tentativi più o meno riusciti, di "migliorarlo" un po'... secondo parametri, naturalmente, assolutamente arbitrari. Niente di male in questo, ma chi ha provato veramente a conoscersi, a capirsi e a modificare ciò che di sè lo fa soffrire, può essere arrivato solo a questa conclusione: io non mi conosco... oppure, ancora più vero: io non so chi sono. Quel carattere che pensavo essere mio, è mio sì, ma non sono io! Sono solo gli accumuli di anni, una montagna di "reazioni" a ciò che ci è accaduto. Quando riconosciamo di essere un puzzle allora cominciamo davvero a cercare ciò che c'è sotto, che unisce, che persiste. Ciò che pensavamo di essere è solo il contorno di chi siamo davvero, la cornice dell'opera d'arte racchiusa in noi, da sempre. Non disprezziamo per questo la cornice, che è comunque la cerniera da aprire e attraversare. Prima di augurarvi buona domenica, voglio condividere un estratto di una poesia di Alejandro Jodorowsky, tratto dalla bella raccolta "Viaggio essenziale" (nell'immagine vedete il disegno della copertina di Matlop)...essenziale è proprio il viaggio di cui stiamo parlando! In queste righe Alejandro mette nero su bianco la consapevolezza di sperimentarsi "altro" dal vero sè, di cui siamo pregni ma senza riconoscerlo. Una natura eterna, l'unica esistenza reale è in noi, anzi, si manifesta attraverso noi... e la vita è proprio un meraviglioso viaggio di ri-scoperta e riconoscimento, tra momenti di tempesta in balia di un sè illusorio e momenti lucidi, in cui riprendiamo fiato e guadagniamo un pezzo di (auto)coscienza.
Buona domenica!
(Mi.Fu)

SOLO CERCANDO
[...] "Straniero dentro a un seme antico
attraverso il tempo come cometa invisibile

A volte sono tra le onde che mi cancellano
una bandiera che ondeggia sfidando il vuoto

Sopraffatto da una fenice di vetro
come una nave demente navigo nel mio stesso sangue

Chissà chi conosce le vene del mausoleo che mi genera?
[...]"
(A.J.)

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